Secondo appuntamento in casa Lazio con ‘Dalla scuola allo stadio: il modo giusto per sostenere lo sport‘. Questa mattina è stato il turno di Hoedt, Lulic e Keita, che hanno fatto visita all’Istituto ‘San Giuseppe al Trionfale’ di Roma. Di seguito le loro dichiarazioni riportate da lalaziosiamonoi.it.
Lulic: “Il 26 maggio? Più passa il tempo e più mi rendo conto di cosa abbia significato e di quanto sia stato importante il mio gol.Potrebbe interessarti
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Keita: “Dopo aver giocato nel Barcellona, la Lazio è la squadra che mi ha voluto di più e che mi ha dato più fiducia. La vita di un calciatore, nonostante qualcuno lo creda, non è semplice: ci alleniamo un’ora e mezza o anche due al giorno. È vero che abbiamo una bella vita, ma facciamo anche tanti sacrifici e passiamo momenti difficili. Il razzismo non dovrebbe esistere: spesso, a causa del risultato o del momento, in campo esce fuori il lato peggiore di una persona. Non credo succeda per cattiveria, purtroppo però simili episodi si verificano spesso. Come mi sento quando in campo ci applaudono? In realtà ci fischiano. No, a parte gli scherzi, è molto bello, è una soddisfazione. Il primo gol? Un’emozione unica che non si dimentica mai. A giocare ho iniziato a 7 anni“.
Hoedt: “Il giorno più bello della mia carriera è stato quando mi sono trasferito alla Lazio. Le simulazioni? Io qualche fallo lo faccio, ma secondo me quando cade Keita non è vero (ride ndr). Gioco da quando avevo 5 anni e non mi sono mai fermato“.


