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Altro che Messi-Suarez: il “rigore a due” è nato con Mario Piga, cuore laziale di Sassari…

Domenica scorsa, nell’abbondante vittoria ottenuta dal Barcellona contro il Celta Vigo nella Liga Spagnola, ha fatto molto discutere il “calcio di rigore a due” battuto da Messi e Suarez, con l’argentino che ha servito il compagno d’attacco invece di calciare direttamente in porta. Un gesto da molti considerato originale, da altri ritenuto solo una sbruffoneria, soprattutto perché messa in scena a risultato già acquisito.

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In pochi però sanno che questo particolarissimo modo di calciare un rigore non è nato nello sfavillante Camp Nou, ma al vecchio e glorioso stadio “Acquedotto” di Sassari, ora ribattezzato ed intitolato a Vanni Sanna, storico allenatore della Torres che era in panchina anche in quella storica occasione. Niente luce dei riflettori, solo sudore, allenamenti, acqua e filetto per tenersi in forma sotto il sole della Nurra, il Nord-Ovest della Sardegna. L’anno di grazia è il 1974, ed è evidente che ci debba essere la Lazio nel destino di questa storia, almeno sullo sfondo. Perché il 7 settembre dell’anno in cui i biancocelesti per la prima volta sfoggiano lo scudetto sul petto, è un futuro biancoceleste a regalare un momento di intrattenimento speciale al pubblico dell’Acquedotto. Si tratta infatti di Mario Piga che vestirà la maglia laziale solo in una stagione, nel sofferto campionato di Serie A 1983/84, concluso con la sofferta salvezza all’ultima giornata sul campo del Pisa. Ma la grinta e la voglia di dare tutto del piccolo sardo resterà nei cuori laziali.

Tornando al famoso rigore, è la Coppa Italia di Serie C lo scenario agonistico in cui la Torres si sta esibendo in un sempre sentito derby contro l’Olbia. La formazione di Sassari domina e si ritrova a battere un penalty in una partita che, un po’ come Barcellona-Celta Vigo, sembra non avere storia. Finirà cinque a uno per i sassaresi e sul dischetto si presenta lo specialista Marco Piga. Che nella Torres gioca col fratello Mario, il quale, sornione, finge di dialogare con gli avversari, ma si piazza di fianco, come seguendo un binario immaginario, al punto dove l’altro “Piga Bros’ ha piazzato il pallone, sul dischetto.

E invece del tiro, arriva un appoggio di lato di Marco per Mario, che scatta e scarica in porta col portiere già sbilanciato, che aveva abboccato alla finta. Proprio come Messi-Suarez: l’arbitro di quella sera di oltre quarantuno anni fa, Bitocchi di Rivoli, non sa che fare e i giocatori dell’Olbia reagiscono anche peggio rispetto a come hanno fatto quelli del Celta. Ma il regolamento parla chiaro, non c’è dubbio. Il rigore si può battere “di seconda”, l’importante è che chi si incarica della trasformazione non interrompa la rincorsa, né tocchi per due volte consecutive il pallone. E il gol farà il giro dei giornali nazionali, il giorno dopo. Racconta proprio Mario Piga in un’intervista rilasciata alla Nuova Sardegna: “Che squadre eravamo! Nell’Olbia c’erano Petta, Caocci, Selleri, Bagatti. Ma anche noi… Zaccheddu, Idini, Lamagni. L’anno prima ci voleva l’Olbia, ma a parità di condizioni avevamo scelto Sassari. Mai pentiti». E mai pensato di riprovarci, con il rigore a due: «No, dopo quella volta ci aveva dissuaso non poco lo scappellotto che a cose fatte ci aveva dato Vanni Sanna. «Potevate dirmelo prima…

Fabio Belli

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