Ritorna l’iniziativa ‘Dalla scuola allo stadio: il modo giusto per sostenere lo sport‘, il tour della Lazio nelle scuole di Roma e provincia. Oggi, a far tappa presso l’Istituto Comprensivo ‘Nelson Mandela’, accompagnati dal team manager Manzini e dell’aquila Olimpia, sono stati Stefano Mauri e Alessandro Matri, che prima hanno assistito ad uno spettacolo teatrale messo in scena dagli studenti e poi hanno risposto alle loro domande.
MAURI – “Il derby? Io rispetto ad Alessandro ne ho giocati di più.Potrebbe interessarti
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MATRI – “Il razzismo? Non deve esserci, perché in campo e fuori siamo tutti uguali. L’importante è divertirsi e cercare di raggiungere gli obiettivi in serenità. I cori razzisti non dovrebbero proprio esistere, sono cose da ignoranti. Contro i giocatori i cori si accettano per come si gioca, non per il colore della pelle. Ma è una situazione che esiste in tutte le tifoserie, non solo in quella della Lazio. Un consiglio per i giovani? Certamente conciliare studio e calcio, perché l’istruzione è la base di tutto, anche della convivenza con le altre persone, in quanto ti insegna i comportamenti e a vivere in gruppo. Come ho iniziato? A 9 anni, prima andavo in bicicletta. Non c’è un posto o un’età in cui iniziare, lo si può fare sempre e dovunque, anche sui marciapiedi. Ho iniziato col ciclismo perché in famiglia lo praticavano molti, ma poi ho scelto il calcio perché c’erano gli amici e mi divertivo di più. L’avversario più forte? Nesta. Messi o Ronaldo? L’argentino è più forte, ma il portoghese è più completo. Tra i due comunque scelgo Messi. Cosa si prova ad essere in svantaggio? Si cerca di mettere in campo ancora più forze. In realtà bisognerebbe farlo già dall’inizio, per cercare di non subirlo. L’emozione dell’Olimpico pieno non l’ho mai provata, purtroppo sono capitato in una stagione sfortunata. L’emozione dei tifosi però l’ho sentita maggiormente a San Siro, durante una partita di Champions. Il mio idolo? Van Basten: non poteva essere altrimenti visto che sono cresciuto come tifoso milanista e per quello che ha fatto come calciatore. L’allenatore preferito? Quello che mi fa giocare di più (scherza ndr). Con Conte e Allegri mi sono trovato meglio, soprattutto con Allegri, che ho avuto al Cagliari, al Milan e alla Juve e con cui ho un bellissimo rapporto anche fuori dal campo. Anche Conte però mi ha insegnato tanto sotto il profilo tecnico e tattico, mi ha fatto vincere tanti scudetti“.


