Gli attentati terroristici che si stanno susseguendo in questi giorni sono negli occhi di tutti, tanto più negli occhi dei bambini che assistono a scene drammatiche e chiedono spiegazioni su quanto si stia verificando. Ma come spiegare loro tutta la violenza che ci circonda senza mettere loro ulteriormente paura? La prima e fondamentale “regola” è quella di dire sempre e comunque la verità, senza nasconderla o travisarla, magari però confezionandola su misura per loro. Questa almeno è la posizione condivisa da Luigi Mazzone, neuropsichiatra infantile dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, e da Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione europea disturbi da attacchi di panico (Eurodap).
Come spiega Mazzone: “E’ sempre meglio dire la verità con parole semplici.Potrebbe interessarti
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Al neuropsichiatra infantile fa eco la Vinciguerra: “I bambini si lasciano influenzare da ciò che viene detto o che sentono dai mass media e ciò può generare in loro confusione e paura. Per fronteggiare queste emozioni è di fondamentale importanza che gli adulti riescano a trasmettere loro gli strumenti necessari per decodificarle, esprimerle e fronteggiarle. Nel caso in cui i piccoli chiedano ai genitori di spiegare loro la guerra o il terrorismo, è preferibile utilizzare termini diretti e concreti piuttosto che cercare di trovare parole più dolci o addirittura fuorvianti. Il linguaggio utilizzato si deve modellare alla psiche cognitiva del bambino, occorre utilizzare parole adeguate alla sua età, tenendo ben presente che tutti i messaggi trasmessi devono corrispondere a verità. In questo modo i bambini avranno un quadro generale corrispondente alla realtà e non una visione distorta degli eventi”. Mentre, aggiunge, un discorso diverso, ”va fatto per gli adolescenti, poiché alla loro età hanno già acquisito la capacità di affrontare a livello cognitivo ed emotivo gli eventi tragici o violenti. Tuttavia, il periodo adolescenziale è un momento delicato e ciò potrebbe far scattare in loro il bisogno di esprimere convinzioni o emozioni anche con modalità molto forti rispetto a determinati fatti”. In questi casi “il compito degli adulti è di aiutarli a ridimensionare la loro reazione emotiva rispetto all’evento, facendoli sentire comunque compresi”.

