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Il caso dell’ultras Antonino Speziale nel nuovo libro “Imperfette Sintonie”

Dolcificare una medicina tanto amara. È proprio l’obiettivo raggiunto da Klára Kučerová, la scrittrice di origini ceche ma residente da anni nella bergamasca, che con il suo nuovo libro “Imperfette Sintonie”, edito da Bonfirraro, ha voluto edulcorare, attraverso la tecnica narrativa, una storia di forte impatto sociale come quella della condanna dell’ultras Antonino Speziale. Il giovane, allora minorenne, sta scontando una pena in carcere per l’omicidio dell’ispettore capo di Polizia Filippo Raciti, morto il 2 febbraio del 2007 a Catania durante gli scontri con i tifosi seguiti al derby con il Palermo.

«Imperfette sintonie» non è, appunto, un libro d’inchiesta. Il suo genere non è la saggistica, ma la letteratura. Il messaggio però è ugualmente forte e predominante: può la verità giudiziaria coincidere con quella storica? È stato veramente Antonio Speziale ad uccidere Raciti o ci sono altre ragione dietro quel tragico incidente?

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Un libro sul caso esiste già ed è il saggio di inchiesta che porta la firma del giornalista romano Simone Nastasi, dal titolo “Il caso Speziale. Cronaca di un errore giudiziario” dello stesso editore. Esso stesso è diventato fonte per la costruzione della trama di “Imperfette sintonie”, che farà luce sui medesimi interrogativi svelandoci via via i passi della protagonista, Lella Bauer, la deliziosa scrittrice in erba che arriva dalla Germania per occuparsi di un caso “siciliano” su incarico degli ultras tedeschi.

«Un romanzo, però, forse può descrivere in modo più avvincente e coinvolgente – ha scritto il giornalista Maurizio Gallo su Il Tempo – i drammi che nascono da un fenomeno che in Italia, purtroppo, è tristemente diffuso: l’interminabile serie di errori giudiziari che dal dopoguerra a oggi hanno portato dietro le sbarre circa 50 mila innocenti, metà dei quali risarciti per lo sbaglio e la conseguente ingiusta detenzione con i soldi dei contribuenti, cioè i nostri, mentre i responsabili, i magistrati, troppo spesso non pagano».

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Con l’incisiva, toccante prefazione dell’avvocato Giuseppe Lipera – difensore di Speziale che nel romanzo assurge a ruolo del protagonista maschile, che si veste dei panni del penalista Leonardo Darlè – il romanzo si apre con la Bauer che giunge in Italia piena di pregiudizi e viene accolta, appunto, dall’avvocato difensore del ragazzo che le consegna tutti gli atti processuali e un saggio d’inchiesta, scritto sul ‘caso Speziale’ in stile cronaca.

«Nonostante abbia origini ceche – racconta la scrittrice – ho sempre avuto la passione per i noir italiani e proprio questo mio romanzo può appartenere al genere del giallo investigativo oppure come una critica sociale, di cui si occupa anche la scrittrice protagonista».

Condannando a priori le violenze messe in campo dagli ultras, Lella nutre forti dubbi sull’intera faccenda, anche perché non si trova proprio in perfetta sintonia con il legale scorbutico e particolare. Tuttavia suggestionata dalla testimonianza oculare del fratello, che quel giorno partecipava al famoso derby come spettatore, e influenzata dal giornalista tedesco Kai Grimm, che porta avanti una teoria molto particolare sulla vicenda, comincia a occuparsi di questa storia, immergendovisi completamente. A convincerla saranno naturalmente i fatti e il fascino dell’avvocato selvatico e quasi-saggio che si occupa del caso, il quale, nonostante tutto, nella giustizia umana crede ancora.

Via via, l’indagine giornalistica prende una strada molto diversa, e si allarga sul tema della malagiustizia italiana, dell’inefficienza, ipocrisia e rigidità del sistema giudiziario.

«“Imperfette sintonie” – continua la Kucerova – inizia con un viaggio e termina con la completa presa di coscienza da parte della protagonista su una delle pagine più difficili della storia del calcio italiano. Nel corso di questa sua esperienza imparerà che la giustizia è come un treno… e a volte, proprio quando ci apprestiamo a prendere un altro mezzo, è possibile che giunga davvero al nostro binario. E, dunque, anche se la giustizia ritardata è giustizia mancata, vale la pena di aspettare».

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