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FLOP 10 DI LOTITO – Tutte le figuracce pre-Bielsa del patron della Lazio

La questione Bielsa ha causato un vero e proprio terremoto in casa Lazio o per citare Federsupporter “una rivoluzione”. Il popolo laziale è stufo di quasi 12 anni di figuracce e litigi che il presidente Lotito ha collezionato nell’arco della sua gestione societaria.

Bielsa non è che l’ultimo di una serie di flop che hanno messo in cattiva luce la Lazio agli occhi di tutto il mondo. Proviamo a ricordare i 10 casi più eclatanti avvenuti prima di Bielsa ordinati cronologicamente.

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TIRO MANCINI

Siamo nel 2004, Roberto Mancini ha da poco lasciato la Capitale per trasferirsi a Milano. Lotito è appena diventato presidente della Lazio e si rifiuta di pagargli gli stipendi arretrati di maggio e giugno più il premio per aver vinto la Coppa Italia. Altresì Lotito attacca il Mancio, a sua detta reo di aver fatto pressioni a Cesar e Stam per andare all’Inter con lui. L’ex allenatore biancoceleste fa una vertenza alla Lazio e il collegio arbitrale costringe la società a pagare 900mila euro. E’ la prima sconfitta di una lunga serie. Qualche mese fa, Mancini accostato alla panchina della Nazionale ha dichiarato: “Non mi chiamerà mai una Federazione nelle mani di Lotito”.

LA PRIMA CAUSA DI MOBBING NON SI SCORDA MAI

Nello stesso anno, Lotito incolpa Paolo Negro, Giuseppe Pancaro e Dino Baggio di avere stipendi troppo alti, loro si rifiutano perché già economicamente penalizzati dal piano Baraldi e pertanto vengono messi fuori rosa.  La risposta di quei tre non si fa attendere e denunciano la società per mobbing. Lotito perde la causa. Il risarcimento che ricevono è pari a 5 milioni e 109.000 euro complessivi. Lotito ne esce sconfitto ma a pagare le spese è la Lazio.

Qualche anno dopo Negro al quotidiano Il Tempo racconta: “In quel periodo ho mandato giù molti bocconi amari. Venivo usato come barriera umana, io e Dino Baggio ci allenavamo da soli, in campo quando gli altri erano in palestra e viceversa. Non conosco i motivi di questi suoi atteggiamenti, Lotito perde sempre nuovi giocatori a parametro zero pagando indennizzi altissimi. L’Aic dovrebbe aprire gli occhi e fare di più, certi iscritti non hanno la tutela giusta. Per me lasciare la Lazio è stato un trauma. Io la Lazio ce l’ho dentro, avrei voluto spendere il resto della vita per questi colori”.

Nel 2005 è la volta di Mutarelli, Bonetto e Manfredini. Il centrocampista ivoriano vince l’arbitrato, la Lazio è condannata a pagare 80 mila euro. Mutarelli chiede lo svincolo alla Lega e ottiene un indennizzo di 180 mila euro, Bonetto ne ottiene 45 mila.

L’AVVOCATO DIFENSORE

Lotito ci riprova e nel 2008 tocca a Guglielmo Stendardo. Il tutto nasce dopo un litigio del difensore con Delio Rossi nel dicembre del 2008, quando l’allora tecnico biancoceleste lo esclude dall’undici titolare contro il Real Madrid in Champions League. La società si schiera con l’allenatore e mette sul mercato il difensore che a gennaio passa alla Juventus in prestito per 6 mesi. Qui lo sliding doors della carriera di Stendardo, i bianconeri a fine stagione decidono di riscattarlo, ma Lotito spara alto chiedendo 12 mln. Il giocatore torna alla Lazio e, dopo una breve parentesi a Lecce, inizia il suo supplizio biancoceleste. Le cose peggiorano drasticamente con l’arrivo di Ballardini, in cui Stendardo viene inserito in quel gruppo di esodati capeggiato da Ledesma che la società non riesce a vendere ma a cui non permette neanche di allenarsi con la prima squadra.

Due anni fa il difensore partenopeo ha lasciato il club capitolino con una causa di mobbing vinta e un risarcimento di 900mila euro che ha poi donato in beneficenza. In un’intervista al mensile Calcio 2000 ha dichiarato: “Se dovessi difendere Lotito? Sarebbe una battaglia persa perché è indifendibile. In questo caso ci troviamo di fronte ad una persona particolare, in cui il delirio di onnipotenza è protagonista assoluto”.

PROBLEMI SULL’ASSE ROMA-BERLINO

Estate del 2009, i laziali si aspettano il salto di qualità dopo 5 anni di ignavia. La vittoria della Coppa Italia ai rigori contro la Sampdoria ha dato nuova speranza al popolo laziale per un futuro più luminoso, fomentato anche dagli appelli lanciati dalla società. Ci si aspettano grossi colpi sul mercato, ma l’unico nome di grido è quello di Julio Cruz, ex Inter sul viale del tramonto. Si parla anche dell’arrivo di Rasmus Bengtsoon, giovane promessa svedese, in scadenza di contratto col Trelleborgs. Ma quando tutti si aspettano l’annuncio della Lazio, arriva quello dell’Hertha Berlino che ufficializza il giocatore.

Lotito giura e spergiura che la società ha la copia del contratto firmato di Bengtsson.” Io penso che il giocatore voglia venire alla Lazio, altrimenti non finirà qui. A Ca­brera ho fatto anche una lettera per le sue spettan­ze”, spiega Lotito che promette di mandare un esposto alla Fifa per denunciare il giocatore e il suo agente Oliver Cabrera. L’intento è quello di ottenere una squalifica dei due e un risarcimento alla Lazio. Il manager di Bengtsson si difende in questo modo: “Avevamo una trattativa con la società italiana ma siamo stati trattati con poco rispetto. Sembrava che avessero molte cose da fare quando siamo giunti a Roma. Ci hanno fatto aspettare tre o quattro ore e poi non ci hanno prenotato neanche una camera d’albergo. Alla fine abbiamo deciso di lasciare stare“.

E’ solo la prima di una lunga serie di litigi coi procuratori. Del caso Bengtsson non se ne saprà più nulla, di certo il giocatore non ha mai ricevuto nessuna squalifica. E il contratto firmato di cui Lotito diceva di possedere le copie non l’ha mai visto nessuno.

MACEDONIA INDIGESTA

“È la fine di un incubo. Sono andato via da una persona che mi ha fatto malissimo”. Queste le parole di Goran Pandev datate 23 dicembre 2009 dopo la sentenza del collegio arbitrale della Lega che libera il macedone dagli obblighi contrattuali e condanna la società Lazio a pagare come risarcimento danni 160mila euro più le spese legali. Un grido di liberazione quello dell’ex attaccante biancoceleste che aveva fatto causa alla Lazio per mobbing. “Mi dispiace per la Lazio, e peri i tifosi biancocelesti. Lotito e Tare – che sa solo fare le multe – non meritano di guidare una società prestigiosa come questa. Sono stato trattato in maniera vergognosa”, lo sfogo di Pandev. Lotito, che non aveva potuto finire di assistere alla causa in quanto cacciato dall’aula, promette: “Non finisce qui”.

E infatti 4 anni dopo il Tribunale di Milano, Sezione Lavoro, respinge il ricorso proposto dalla S.S. Lazio S.p.a. avverso il lodo del Collegio Arbitrale che, alla fine di dicembre 2009, dichiarò risolto il contratto con Goran Pandev. Altresì la Lazio viene condannata a pagare a Pandev ulteriori 10.000,00 euro, oltre accessori di legge, quale rimborso delle spese legali. In questa storia ne esce malissimo Lotito, la Lazio ma soprattutto Ballardini che all’epoca aveva giurato dinanzi al collegio arbitrale di aver deciso personalmente e senza pressioni dalla società di mettere fuori rosa Pandev, salvo poi rimangiarsi tutto in seguito.

GRASSOPHER CHE COLA

Il 2009 è un anno “magico” per Lotito e dopo i contenziosi con Bengtsson, Pandev e Ledesma, si chiude in bellezza con Pajtim Kasami. Un nome che in pochi ricorderanno in quanto è da considerarsi meno di una meteora nella storia biancoceleste. Neanche una partita con la Lazio, né in Primavera né in prima squadra, nonostante il ragazzo all’epoca fosse considerato tra i prospetti più interessanti della sue età.

Tutto per colpa del transfer, mai arrivato a causa di una puerile bega col Grassopher al quale Lotito non ha mai corrisposto l’indennizzo di circa 150.000 franchi  per il premio preparazione. Morale della favola, il centrocampista a dicembre 2009 rescinde il contratto e passa gratuitamente al Bellinzona, salvo poi tornare in Italia nel Palermo 6 mesi dopo. L’agente del centrocampista dichiara: “Pajtim non metterà più piede alla Lazio. Lotito probabilmente è ferito nell’orgoglio ma sa esattamente che il contratto è stato rescisso in modo corretto”.

VACANZE ROMANE

“Lotito è molto vicino alla comunità ebraica, e anche se un pizzico di timore c’è, bisogna sottolineare il lavoro fatto dalla nuova dirigenza biancoceleste, parola di Vittorio Pavoncello, presidente della federazione italiana Maccabi, che commenta così l’arrivo dell’israeliano Eyal Golasa nella Capitale l’1 febbraio del 2010. Mentre Golasa si fa fotografare a Formello con la maglia della Lazio, da Haifa arrivano parole minacciose da parte del padre del ragazzo: “Mio figlio è un disonesto”. In Israele scoppia un caso, Golasa viene dipinto come un traditore che ha lasciato la sua terra natia solo per eludere il servizio militare. Tare rassicura tutti: “Golasa è un giocatore della Lazio, ha firmato un contratto”.

Ovviamente le parole del ds vengono prontamente smentite il 5 febbraio quando il Maccabi con un comunicato spiega: “Eyal si è scusato, e le sue scuse sono state accolte. Il contratto fra di noi resta infatti vincolante. Lui ha compreso di essere stato tratto in errore dai suoi consiglieri, che lo hanno indotto a comportarsi così come ha fatto”. Lotito tuona e dà un ultimatum al giocatore di tornare a Roma entro il 7 febbraio, minacciando di adire per vie legali. E infatti il giocatore rimane ad Haifa per altri 4 anni prima di passare al Paok Salonicco in cui ha giocato fino alla scorsa stagione.

MAMMA LI TURCHI!

“I procuratori sono una malattia del sistema. Una volta stavamo facendo una trattativa per un giocatore. Eravamo nel mio studio. C’erano gli avvocati, c’era il mio direttore sportivo, c’erano il calciatore e il suo procuratore. A un certo punto il procuratore mi dice chiaro e tondo che l’affare si chiude soltanto se io do a lui sette milioni di euro. Sette milioni. Praticamente una tangente. Allora io gli dico: ‘ma che, ti pigli più del ragazzo’? Così guardo il giocatore negli occhi e gli dico: ‘E a te te pare normale, non dici niente?’. Non diceva niente, stava muto. E infatti il suo procuratore, urlando: ‘Certo che sta zitto. Lui non pensa. E’ mio’. Ecco i procuratori sono come i negrieri, sono degli estorsori autorizzati”. Questo un estratto di un’intervista del Foglio a Lotito datata 2 luglio 2014. Il giocatore di cui parla il presidente biancoceleste è Burak Yilmaz.

Ma partiamo dall’inizio: estate del 2013, c’è grande euforia tra la gente laziale dopo la vittoria della Coppa Italia contro i cugini giallorossi. L’ambiente è euforico e Lotito ha la più grande chance di ricucire il rapporto coi tifosi. Il nome di grido è quello di Yilmaz, goleador del Galatasaray. Se ne parla praticamente ogni giorno per tutta l’estate, specie quando l’attaccante viene visto a Roma col suo agente.

Dalla Turchia arriva la voce che il Galatasaray ha accettato l’offerta della Lazio, ma proprio sul più bello, quando tutti si aspettano il suo annuncio, la società ufficializza Brayan Perea che va ad occupare l’unica casella da extracomunitario disponibile. I tifosi insorgono e annunciano una contestazione a Lazio Chievo del 15 settembre, Lotito risponde: “I tifosi hanno mal di pancia? Prendano un Alka-Seltzer”. Inoltre scarica tutta la colpa sull’agente del giocatore e minaccia: “Invierò una lettera dettagliata a Fifa e Uefa, denuncerò il procuratore per estorsione”. Della storia non se n’è saputo più nulla, ovviamente…

NEVER ENDING STORY

Mauro Zarate gioia e delizia dell’era Lotito. Per anni il patron capitolino si è fregiato del colpo Zarate, prelevato dall’Al Sadd a suon di milioni. Maurito è stato l’artefice della prima Coppa Italia della gestione Lotito nel 2009. Di colpo, però, qualcosa si è rotto, dapprima con i vari allenatori biancocelesti e poi con la società. Il 15 dicembre 2012 l’argentino rifiuta la convocazione per la partita contro l’Inter: il giocatore sostiene di essere malato, invece la società è convinta che sia in vacanza alle Maldive. Per queste ragioni viene messo fuori squadra. Da qui inizia una telenovela infinita: dapprima Zarate intenta causa alla Lazio per mobbing, ma la richiesta gli viene respinta dal Collegio Arbirale. Nel 2013 si avvale dell’articolo 14 del regolamento FIFA il quale prevede la possibilità di risolvere unilateralmente il contratto in presenza di una qualunque giusta causa. Svincolatosi dal club capitolino firma per il Velez.

Il 10 luglio 2015 a quasi due anni dopo la rescissione unilaterale del 2013, la Camera di Risoluzione delle controversie della Fifa ha condannato Mauro Zarate e il Velez Sarsfield. Cinque milioni e 300mila euro di penale da versare alla Lazio più gli interessi del 5% accumulati dal settembre 2013 a oggi (circa 600mila euro). Ad oggi la Lazio non ha ancora percepito quella somma di denaro. La sentenza di appello è attesa tra due mesi.

Storia finita? Macché! E’ di ieri la notizia che il direttore sportivo della Lazio, Igli Tare e il segretario generale Armando Calveri sono stati rinviati a giudizio dal gup di Roma per falsa testimonianza. Secondo l’accusa i due avrebbero dichiarato il falso il davanti al Tribunale del lavoro sostenendo che tra il marzo e il giugno del 2013 il calciatore Mauro Zarate non si era allenato presso Formello, quartier generale della Lazio.  Ma non avevano considerato che Maurito aveva ripreso tutti gli allenamenti di quel periodo con un cellulare. E la storia continua…

PETKOVIC MANGIA IL PANETTONE MA VIENE LICENZIATO

Lotito PetkovicAlla fine Vladimir Petkovic è riuscito a mangiarlo il panettone a Capodanno del 2014, ma non ha avuto il tempo di digerirlo perché il 4 gennaio 2014 la Lazio ha comunicato il suo licenziamento per giusta causa. La giusta causa, secondo Lotito, è da attribuirsi alla scelta del tecnico di accettare la nazionale svizzera 6 mesi prima dalla scadenza del suo contratto che lo legava alla Lazio. Il legale dell’allenatore commenta: “Noi prendiamo atto del licenziamento ma, se non dovessero esserci rettifiche, saremo costretti ad adire alle vie legali per ristabilire verità e giustizia e anche per il risarcimento dei danni all’immagine dell’allenatore”.

Udienze su udienze e ancora nessuna conciliazione sul caso Petkovic. Si va verso la fase istruttoria tra le parti al cui centro verte il ricorso dell’ex tecnico della Lazio contro il “licenziamento per giusta causa”. Ricordiamo che  oggetto della controversia è la richiesta da parte dell’attuale CT della Svizzera del pagamento dei sei mesi di stipendio spettanti (tra gennaio e giugno 2014) oltre a un risarcimento danni: il tutto per una cifra di poco superiore al milione di euro.

Fabrizio Piepoli

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