Dopo due anni e mezzo finalmente è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto sul bonus per i bambini nati nel 2014. Tra non molto le famiglie che ne hanno diritto potranno accedere al contributo. Queste le caratteristiche del bonus, dall’importo ai requisiti per ottenerlo, dando uno sguardo anche alle modalità per fare domanda.
Il bonus per bambini nati nel 2014 venne introdotto dalla legge di Stabilità di quell’anno e consiste in un contributo da erogare una sola volta alle famiglie a basso reddito che nel corso del 2014 hanno accolto (per nascita o per adozione) un nuovo componente. Per poter beneficiare del bonus è necessario presentare determinati requisiti, che sono identici a quelli richiesti per l’erogazione della carta acquisti sperimentale (che ora si chiama SIA), ma ricordiamo che per questo bonus bambini l’ISEE di riferimento è quello relativo all’anno 2014, che non deve essere superiore ai 6.781,76 euro.
Dato che i requisiti sono identici a quelli per la carta acquisti chi ha il diritto al bonus bambini nati nel 2014 se lo vedrà accreditare direttamente sulla sua carta.Potrebbe interessarti
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Altro aspetto fondamentale l’importo del bonus bambini nati nel 2014. Non si parla di grandi cifre: il contributo è pari a 275 euro, ma dato che per il provvedimento sono stati stanziati 33,5 milioni di euro, è possibile che in base al numero delle domande inviate l’entità venga ulteriormente ridotta. Ma potrebbe anche succedere il contrario: se le richieste di accesso al contributo saranno inferiori al numero previsto, le risorse residue verranno suddivise tra le famiglie che ne hanno diritto con l’importo che verrebbe aggiunto all’ultimo accredito del 2016 sulle carte acquisti.
Il bonus per i bambini nati nel 2014 va ad aggiungersi agli altri benefici previsti per le famiglie con figli: la carta acquisti, il bonus bebè (riconosciuto per ogni figlio nato o adottato tra l’inizio del 2015 e la fine del 2017, consiste in 80 o 160 euro mensili per i primi tre anni di vita del bambino), i voucher per l’asilo nido o la baby sitter (pensato per le madri lavoratrici che rinunciano almeno a una parte del proprio congedo parentale), gli assegni familiari (riconosciuti dai Comuni alle famiglie con almeno tre figli) e l’assegno di maternità (garantito da alcuni Comuni alle madri lavoratrici che non hanno diritto all’indennità Inps).

