Olimpiadi di Atene 2004. Ultimo giorno. Maratona. In testa c’è un brasiliano di 35 anni, il suo nome è Vanderlei da Lima.
Ha un discreto vantaggio sulla coppia di inseguitori, l’italiano Stefano Baldini e lo statunitense naturalizzato Mebrahtom Keflezighi. Un vantaggio in calo, ma comunque cospicuo. Poi accade l’inaspettato: Cornelius Horan, un prete irlandese già noto per aver interrotto il Gran Premio di Gran Bretagna di Formula 1 nel 2003, irrompe sulla strada e lo placca, facendogli perdere il ritmo gara, facendogli perdere tempo, facendogli perdere la medaglia d’oro. Venti lunghissimi secondi passano prima che Vanderlei da Lima riesca a liberarsi da quell’esaltato irlandese, aiutato da uno spettatore. Passano pochi chilometri e la coppia inseguitrice riprende e sorpassa il brasiliano, siamo al chilometro 38. Il brasiliano stringe i denti e con coraggio e rabbia riesce comunque a conquistare la medaglia di bronzo, alle spalle dell’americano, argento, e di Stefano Baldini, medaglia d’oro.

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Giulio Piras

