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Tanti auguri a Ilario Castagner e a Guerino Gottardi

Ilario Castagner

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Nato a Vittorio Veneto (TV) il 18 dicembre 1940, Ilario Castagner, oggi compie 75 anni. Da giovane gioca come centravanti nella Reggiana e nel Perugia, vincendo con quest’ultima il titolo di capocannoniere di serie C nel 1964. Nel 1966 partecipa al Corso di Coverciano diventando allenatore ed a soli 28 anni guida il settore giovanile dell’Atalanta. Nel 1974/75 diventa allenatore del Perugia, vincendo il campionato di Serie B ed aggudicandosi il premio “Il Seminatore d’Oro” per la serie cadetta. Con lui alla guida nel 1978/79 la squadra umbra arriva seconda in classifica in Serie A, ottenendo il miglior risultato nella storia della società perugina e rimanendo imbattuta per tutto il Campionato. Castagner si aggiudica il premio “Il Seminatore d’Oro” ed il premio Guerin d’Oro a pari merito con Liedholm. Nel 1980 Aldo Lenzini lo chiama alla Lazio in Serie B per sostituire Lovati ma i biancocelesti falliscono la promozione giungendo quarti. Una stagione “maledetta” per i colori biancocelesti. Il cammino della squadra di Castagner era iniziato a San Terenziano, nei pressi di Perugia, dove la squadra si trovava per il ritiro estivo. I pronostici del campionato davano Lazio e Milan favorite per la promozione nella serie maggiore. Però il campionato non inizia nel modo che ci si aspettava. La Lazio nelle prime quattro giornate raccolse solo tre pareggi ed una vittoria. Fu subito chiaro che la risalita in Serie A sarebbe stata una corsa ad ostacoli e non una passeggiata. Sulla carta la formazione laziale aveva ben pochi rivali per la categoria. Tra i pali Moscatelli, in difesa Arcadio Spinozzi, Citterio e Pochesci. Alberto Bigon, in attacco Garlaschelli e Stefano Chiodi, arrivato in biancoceleste in cambio di Tassotti. Raggiunta la vetta della classifica a fine dicembre la Lazio iniziò male il 1981, sconfitta in casa dal Milan ed in trasferta dal Cesena. I laziali però rimasero in zona promozione. Con il Milan primo in classifica ed al riparo da sorprese, solo due posti rimanevano disponibili per salire in A e tre erano le formazioni in lotta: Cesena, Genoa e Lazio. Arrivati alla volata finale in tre partite i biancocelesti conquistano la miseria di due punti complicando maledettamente il loro cammino. A tre giornate dalla fine, con uno scontro diretto ancora da giocare in casa, contro il Cesena, la Lazio coltivava ancora speranze di promozione. I biancocelesti fiaccarono la resistenza dei romagnoli grazie ad un gol di Viola, che propiziò il successo mantenendo i laziali in corsa per il ritorno in A. Però, il destino beffardo, era ancora in agguato. All’Olimpico la Lazio riceve il pericolante Lanerossi Vicenza di Viciani, invischiato nella lotta salvezza. I due precedenti stagionali avevano registrato una vittoria della Lazio (1-0 nell’amichevole dell’agosto ’80 con rete di Bigon) ed un pareggio nella gara di andata del campionato (2-2). La squadra di Castagner non poteva sbagliare: solo il successo avrebbe mantenuto in vita i sogni di promozione. Sessantamila tifosi sostennero la Lazio per tutto l’incontro. Forse frenati dalle responsabilità gli uomini di Castagner diedero vita ad una partita nervosa e mediocre. Il Vicenza, dopo un buon primo tempo, si porta in vantaggio con un gol di Claudio Vagheggi. Come una doccia gelata il gol fece barcollare i biancocelesti. Il pareggio arrivò su calcio da fermo. Cross su punizione di Viola, colpo di testa di Pochesci e palla nel sacco. Un pareggio sarebbe servito poco anche agli ospiti. A tre minuti dalla fine l’episodio che cambiò il destino di quella squadra e, di conseguenza, del suo tecnico. Mastropasqua finì a terra in piena area vicentina e l’arbitro Lops assegnò il calcio di rigore mentre l’Olimpico esplodeva in un boato liberatorio. Alcuni tifosi della Nord entrarono in campo a festeggiare mentre Chiodi piazzava il pallone sul dischetto. Cecchino infallibile dagli undici metri venne ripetutamente disturbato dai giocatori avversari prima del tiro. In porta Di Fusco rimase quasi impietrito ma il tiro, forte ed angolato, toccò il palo esterno e si perse sul fondo. I tifosi rimasero ammutoliti. Dalla radio intanto arrivavano i finali dagli altri campi: Genoa e Cesena avevano vinto in trasferta. Per la Lazio fu la fine. In quel tiro dagli undici metri, dopo un’annata carica di speranze svanite sul più bello e nel modo più beffardo si spensero tutte le speranze dei biancocelesti. La stagione successiva il tecnico venne esonerato dal presidente Casoni e sostituito con Roberto Clagluna. Passa quindi al Milan e dopo per due stagioni all’Inter. Nel 1987 allena l’Ascoli e poi Pescara, Pisa e ancora il Perugia. Nel 1999 smette di allenare diventando commentatore. Ha guidato complessivamente la Lazio per 67 volte, ottenendo 23 vittorie, 28 pareggi e 16 sconfitte.

Guerino Gottardi

“Mi diverto solo se, solo se gioca Guerino…”, il 18 dicembre 1970 nasce a Berna, in Svizzera, uno degli eroi della fantastica Lazio del presidente Sergio Cragnotti: Guerino Gottardi. Cresciuto nelle giovanili dello Young Boys, ha esordito in prima squadra nel 1989 nella serie A svizzera. Nell’estate 1990 viene acquistato dallo Neuchatel Xamax dove diventa titolare inamovibile. Nell’estate del 1994 è in Italia per la prima volta, la Juventus lo prende in prestito per una tournèe estiva ma alla fine decide di non tesserarlo. Nel 1995-96 gli si presenta una seconda occasione nel nostro Paese e viene acquistato dalla Lazio. Con i biancocelesti milita per ben dieci stagioni, arrivando ad indossare anche la maglia della Nazionale elvetica. Giocatore poliedrico, considerato un vero jolly difensivo, gioca sia sulla destra che sulla sinistra, ma anche in fase offensiva. In diverse gare ha giocato anche come esterno avanzato di centrocampo. Alcuni suoi gol sono rimasti nella storia biancoceleste: uno contro il Real Madrid in Champions League, un altro nel derby di ritorno contro la Roma in Coppa Italia nel 1998. Ma la sua miglior prestazione in maglia biancoceleste resta quella nella finale di ritorno di Coppa Italia contro il Milan nello stesso anno, quando, appena subentrato, trascinò la Lazio al successo realizzando la rete del momentaneo pareggio e poi procurandosi il rigore del 2 a 1 realizzato da Vladimir Jugovic. Ha indossato la casacca biancoceleste fino alla fine della carriera nel 2004. In un decennio di Lazio ha vinto la Coppa Italia nel 1997/98, la Supercoppa Italiana nel 1998, la Coppa delle Coppe nella stagione 1998/99, il Trofeo di Amsterdam nel 1999, la Supercoppa Europea nel 1999, un’altra Coppa Italia e lo Scudetto nel 1999/00, un’altra Supercoppa Italiana nel 2000 ed ancora una Coppa Italia nel 2003/04. Nel 2008 è stato allenatore di una squadra giovanile della Società.

 

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