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Minala : “Ho 26 anni, ma a molti non importa, Roma è casa mia, la nostalgia c’è sempre”

In un’intervista rilasciata ai microfoni della Gazzetta dello Sport, Minala, ha parlato della sua carriera partendo dalla Primavera della Lazio.

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LAZIO – PARLA L’EX MINALA

Età

“Mi hanno penalizzato parecchio, anche se ho sempre dimostrato di poter giocare a buoni livelli. Sono nato in Camerun nel 1996, ho 26 anni, ma a molti non importa”.

La città e la Lazio

“Roma è casa mia, la nostalgia c’è sempreArrivai a Roma nel 2012 per un provino mai fatto. Rimasi alla stazione Termini per oreEro a Napoli, ma appena ho capito che la Lazio mi avrebbe fatto un provino sono partito. Il primo allenamento lo feci a Rivisondoli, in Abruzzo, con Alberto Bollini allenatore. Era luglio 2013, che squadrone. Con molti di loro mi sento ancora: Tounkara, Lombardi, Keita Balde, Strakosha, Elez, Ancic”.

Serie A

“Un po’ ci sono rimasto male. Ho dimostrato di poter giocare in Serie A, non mi aspettavo di essere sballottato sempre altrove. A Inzaghi una volta l’ho detto, e ogni tanto mi ci sento ancora. Con lui come con tutto lo staff, in particolare il ‘prof’ Fabio Ripert. Ma avrei meritato un’occasione. Ha giocato chiunque tranne me. Non l’ho mai capito. Di certo gli sfottò legati all’età non hanno aiutato. Ho sofferto, non lo nascondo, ma è andata così. Spero di tornare a giocare in Italia”.

Il rapporto con Inzaghi

“Ricordo ancora il primo allenamento. Simone era già innovativo, adrenalinico, sul pezzo, dispensava consigli e voleva impressionare. La sua fortuna fu avere in rosa il gruppo dei ragazzi del 1995, già allenati e formati negli Allievi: Silvagni, Pollace, Filippini, Lombardi. Prima della gara d’andata contro la Fiorentina eravamo la squadra da battere, quelli che guardavano sempre con ammirazione. ‘Ecco la Lazio’, dicevano gli altri. Eravamo così forti che potevamo permetterci di perdere Keita, salito in prima squadra. Adrenalinico. Quando si arrabbiava si strappava la giacca e tirava calci alle porte, ma sapeva quali corde toccare. Ricordo un derby in cui venni espulso insieme a Lombardi. Il giorno dopo, a Formello, me ne disse di tutti i colori. A lui sono rimasto legato: a gennaio 2014 stavo per andare in prestito, ma mi convinse a restare”.

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