Dal palco di Atreju, a Roma, Luciano Spalletti ha posto l’accento sull’insidia ‘virtuale’ per i calciatori.
Per il ct, in questo momento storico, prima che allenatori serve essere educatori. A suo avviso infatti far rotolare il pallone sul campo con indosso la maglia azzurra non è sufficiente.
“Facciamo parte di una Nazionale – le parole riportate da Fanpage – e dobbiamo evidenziare dei valori.Potrebbe interessarti
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“Bisogna sentirsi parte di un popolo e di una nazione – prosegue il ct – Dare un senso alla propria vita è fondamentale e l’impegno deve essere un motivo costante e continuo nello sport e in famiglia“. La missione, aggiunge, deve essere portare in campo “il pensiero di tutti gli italiani“, oltre a “sapere dove siamo e per chi lo facciamo“. E tornando alla maglia, “dobbiamo saperla indossare bene e avere tutte le qualità di chi è chiamato a indossarla“.
Ma come portare i ragazzi fin qui? Spalletti non ha dubbi: “Serve dialogo. Dire ai ragazzi delle cose, organizzargli delle situazioni che ancora non riconoscono. Perchè sono nel bel mezzo di questa insidia del mondo virtuale, che preferiscono al mondo corporeo, fatto di tocchi e abbracci veri“. A tal proposito, evidenzia come ad alcuni “piacciono più altre cose del calcio giocato. Ad esempio il fantacalcio. Quindi bisogna fargli accorgere delle differenze“.

