Scopri i segreti del vivaio biancoceleste: come i giovani talenti devono evolversi mentalmente per sfondare! #Lazio #SettoreGiovanile #CalcioGiovani
In un intervento accattivante, il direttore del Settore Giovanile della Lazio ha condiviso insight affascinanti sul percorso dei giovani calciatori biancocelesti, suscitando curiosità su come questi talenti debbano superare sfide mentali per arrivare in prima squadra. È intrigante pensare a quanto il mondo del calcio stia cambiando, con i ragazzi che oggi affrontano ritmi diversi rispetto al passato, e le sue parole invitano a riflettere su cosa serve davvero per emergere.
Durante la sua riflessione, il dirigente si è soffermato sui progressi di diversi giocatori cresciuti nel vivaio. «Siamo partiti nel 2017 lavorando sui ragazzini dai 13 ai 14 anni, crescerli con un progetto tecnico importante così che qualcuno di questi potesse arrivare nel progetto interno della Lazio in prima squadra. Ruggeri ha fatto un campionato da titolare a Salerno, è discreto. Crespi sta girando, è un attaccante che arriverà più tardi ma è comunque un valore economico. Sardo, purtroppo è stato perso. L’ho preso io a Monza, è un giocatore che farà il calciatore in Serie A. Sono prodotti cresciuti nel settore giovanile. Quando sono andato via a Lotito ho detto ‘Tra due, tre anni vedrà i frutti del nostro lavoro’. Oggi i ragazzi crescono con le Playstation arrivano dopo, quindici anni fa arrivavano prima. Ora devono fare un percorso più lungo e arriveranno alle prime squadre intorno ai 23 anni, sono molto distratti. Quando ho saputo che Sardo si era fatto male e si trovava male in Germania e non giocava, c’era la Fiorentina, l’Atalanta, il Milan, la Juve. Poi è arrivato perché ho lottato col papà per fargli fare il calciatore alla Lazio col settore giovanile, lui giocava basket. Simile a Vecino, una mezzala polivalente. Tecnicamente bravo, gioca sia di destro sia di sinistro, grande passo e visione di gioco. Non pronto, ma bisogna farcelo diventare» – Questa citazione evidenzia il lungo e meticoloso lavoro dietro al vivaio, mostrando come il dirigente abbia investito su ragazzi come Ruggeri e Crespi per renderli pronti alla prima squadra, nonostante le distrazioni moderne, e come Sardo rappresenti un talento sfuggito che avrebbe potuto brillare in Serie A.
Ma non è solo questione di tecnica: il dirigente ha sottolineato l’importanza di un “stacco mentale” per i giovani dopo l’esperienza nella Primavera. «Dopo la Primavera devono fare uno stacco mentale, essere gestiti da gente per bene e non avere pressioni dalla famiglia che pensa di avere dei fenomeni, ma sono dei ragazzi con delle qualità che però devono fare un percorso. Se mentalmente non sono forti, affamati e umili si perdono. Non è il caso dei nomi fatti. Quelli sono giocatori che il passaggio l’hanno fatto. Qui c’è una selezione naturale che non dipende dalle scelte tecniche nostre, ma dalle loro. Se pensano di essere fenomeni di strada non ne fanno, al primo ostacolo la colpa è dei procuratori e della società. Entrano in un vortice e non ne escono più» – Qui, si fa un appello alla forza interiore e all’umiltà, spiegando che senza questi elementi, anche i talenti più puri rischiano di perdersi in un mondo pieno di pressioni, e che il vero successo dipende dalla gestione personale e dalle scelte dei giocatori stessi.
Questi insight sul vivaio biancoceleste non solo incuriosiscono per il potenziale dei giovani, ma invitano a riflettere su come il calcio di oggi richieda un equilibrio tra talento naturale e maturazione mentale, tracciando un percorso che potrebbe ispirare il futuro della squadra.
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