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Marchegiani si vanta: “Io e Couto appiccicati nello spogliatoio, e ho più presenze di qualsiasi portiere della Lazio”

Ex leggende della Lazio si riuniscono: aneddoti dal passato e record da record! #LazioLegends #CalcioStorie

Al centro sportivo della Lazio, due ex calciatori biancocelesti come Fernando Couto e Luca Marchegiani hanno colto l’occasione per un’intervista rilasciata a Figurine Panini, rivivendo le stagioni condivise. Tra risate e riflessioni, i due iconici protagonisti del calcio italiano degli anni Novanta raccontano storie che catturano l’essenza di un’epoca, mescolando nostalgia e orgoglio per le loro avventure sul campo. Queste chiacchierate non solo riaccendono la curiosità su come era il calcio di un tempo, ma anche su come i piccoli dettagli, come lo spogliatoio, abbiano influenzato la loro carriera, invitando i fan a scoprire di più su un’era di grande competitività.

Nelle loro dichiarazioni, Marchegiani si è aperto su vari aspetti della vita da calciatore. Ad esempio, ha affermato: «Io e Couto eravamo vicini nello spogliatoio, ma è cambiato completamente. Noi avevamo ancora le panche di legno con l’appendiabito. Ora c’è grande livello di design. Le figurine? Ho sempre fatto l’album, anche quando ho cominciato a giocare. Vado a memoria, ma penso di essere il portiere con più presenze nella storia della Lazio. E dovrei essere – e ne vado ancora più orgoglioso – il portiere con il record di imbattibilità più lungo. Effettivamente, però, mi tiravano poco». Questa frase evidenzia come lo spogliatoio rappresentasse un legame umano semplice e genuino, ormai superato da design moderni, e sottolinea con orgoglio i suoi record personali, aggiungendo un tocco ironico sul suo ruolo di portiere meno sollecitato.

Marchegiani ha continuato a esplorare il suo percorso e l’evoluzione del calcio italiano, offrendo insight che incuriosiscono i lettori appassionati. Ha dichiarato: «Il mio percorso è iniziato prima rispetto a quello di Fernando Couto. All’epoca in Italia non era facilissimo arrivare nelle prime posizioni, c’erano gerarchie ben stabilite e non era facile rompere l’egemonia. Ma noi italiani abbiamo contribuito a creare lo zoccolo duro, poi con l’arrivo dei grandi stranieri dal 97-98 in avanti non avremmo vinto. Le personalità del nostro spogliatoio? Quando ci sono persone così non è mai uno svantaggio, specialmente in un settore competitivo come quello del calcio di quegli anni: si vincevano campionati per un palo. Non c’erano i punti di vantaggio che si sono visti negli ultimi campionati. Avere personalità come le nostre aiutato, poi è vero che era uno spogliatoio tosto. Abbiamo passato momenti belli ma anche difficili, abbiamo vissuto “tutto il periodo della crisi economica della Lazio. Sono stati momenti difficili, tematiche toste da affrontare. Ma li abbiamo sempre risolti da uomini, senza comportamenti meschini. Noi giocavamo con Roberto Mancini che era uno dei due di centrocampo. Noi giocavamo con quattro difensori, due ali (Nedved, Stankovic o Conceicao), due punte (Vieri e Salas) e Mancini che faceva uno dei due centrocampisti. Pensate adesso ai tanti discorsi che si fanno sull’equilibrio, sul fatto che una squadra sembra debba avere tre centrocampisti di contenimento. Noi abbiamo giocato una finale di Coppa delle Coppe così». Qui, Marchegiani spiega la rigidità del sistema calcistico italiano di allora e come le forti personalità dello spogliatoio abbiano fatto la differenza in ambienti ad alta pressione, offrendo un confronto affascinante con il calcio odierno e invitando a riflettere su quanto le sfide economiche e tattiche abbiano forgiato il loro successo.

Queste storie da due pilastri della Lazio non solo celebrano un’era di trionfi e difficoltà, ma stimolano la curiosità su come il calcio sia evoluto, mantenendo intatto il fascino delle leggende che hanno segnato la storia biancoceleste. Con aneddoti così vividi, i fan potrebbero chiedersi cosa altro si nasconde dietro quelle panche di legno e quelle finali epiche.

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