Nel caso di Nuno Tavares, è bastato il primo tempo di Lazio-Avellino per rimettere in discussione più di qualche pregiudizio nato ancor prima del fischio d’inizio della sua avventura biancoceleste.
Quando, durante la presentazione ufficiale a Formello, Maurizio Sarri aveva dichiarato che “Tavares non è tatticamente come pensavo”, molti avevano letto tra le righe un’imminente bocciatura tecnica. Del resto, l’ex Arsenal e Marsiglia arrivava da stagioni altalenanti, condizionate da infortuni e da un rendimento discontinuo.
Eppure, proprio nella sfida contro l’Avellino – primo test dopo i duri carichi del ritiro estivo – Tavares ha lanciato un segnale chiaro. Lungo la corsia mancina, ha spinto con continuità, mettendo in mostra non solo potenza fisica, ma anche una discreta pulizia nei tocchi e una sorprendente intesa con Zaccagni. I meccanismi non sono ancora perfetti, ma l’asse di sinistra ha funzionato come punto di riferimento costante per la manovra biancoceleste.
Il lavoro a Formello sarà fondamentale: Sarri punta a trasformare l’esuberanza fisica di Tavares in disciplina tattica, una sfida che conosce bene. Se ci riuscirà, restituirà alla Serie A un terzino moderno e tra i più esplosivi del campionato. La prima risposta c’è stata, ora tocca a Tavares confermare che la prestazione contro l’Avellino è solo l’inizio di un rilancio, con umiltà e voglia di dimostrare il proprio valore.
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