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Sarri come Sven… 26 anni dopo lo scudetto. Una lettera di un tifoso

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Quando la Lazio nel 2000 vinse lo scudetto, erano passati 26 anni dal precedente ed unico tricolore della sua storia.
Dal 1974 al 2000 furono 26 anni per lo più travagliati; partendo proprio dal 1974 con la squalifica dalle coppe internazionali (quindi dalla Coppa dei Campioni), da lì a breve le precoci scomparse di Re Cecconi e Maestrelli, poi tanti anni di serie B (con tanto di spareggi per la C) e per finire il decennio degli anni ’90, dove la speranza di tornare ai massimi livelli si concretizzò di fatto gli ultimi due anni, poiché la Lazio nel 1998 conquistò la Coppa Italia.

Nello stesso anno fece una finale di Coppa Uefa e di Supercoppa Italiana -vincendola- e l’anno seguente vinse la Coppa delle Coppe e la conseguente Supercoppa Europea.
Finalmente, dopo 26 anni dal primo tricolore, arriva in modo rocambolesco, ma meritato, il secondo scudetto.
In 26 anni si sono succeduti centinaia di giocatori e 2 generazioni di tifosi.
Si passarono il testimone 5 propritari/presidenti (Lenzini, Casoni, Chinaglia, Calleri, Cragnotti), 7 se contiamo anche Bocchi (che poi lasciò al suo “socio” Calleri) e Zoff, nominato per un periodo presidente, durante l’era Cragnotti.
Lo scudetto venne festeggiato ovviamente per per il successo ottenuto, ma l’aver scacciato ogni tipo di incubo e frustrazione portò a renderlo ancora più bello, non solo perché arrivato all’ultima giornata del centenario con il sorpasso sulla Juve, non solo perché il tifoso si sentiva depredato l’anno precedente di un tricolore sfiorato -con evidenti torti subiti- dalla compagine di mister Sven, ma il motivo principale erano quei maledetti anni passati dal primo tricolore.

I giovani tifosi del 2000 vedevano il 1974 come preistoria, roba raccontata da genitori e nonni, aneddoti tramandati e non vissuti. I giovani tifosi avevano passato l’infanzia e l’adolescenza con la Lazio in serie B. I tifosi più adulti, da parte loro, ricordavano il 1974 in modo sfocato. Nel 2000 chi poteva ricordare bene la banda di Maestrelli, avendola vissuta a 360°, erano solo quei tifosi che oggi, se ci sono ancora, hanno più di 70 anni.
Arriviamo al punto.

Lazio sta per avvicinarsi l’inizio della stagione 2025/26.

Alla fine di questa stagione saranno passati 26 anni dallo scudetto del 2000.
Dobbiamo renderci conto, noi tifosi, ma soprattutto la società, che per i giovani di oggi il 2000 è preistoria, proprio come per noi lo era il 1974.
Come detto tra il ’74 e il 2000, ci furono 7 presidenti alla guida della Lazio, ognuno importante per il suo contributo. Negli ultimi 26, in proiezione della fine dell’attuale stagione, dopo Cragnotti e l’anno di transizione del compianto Ugo Longo, la Lazio ha avuto un solo presidente. Sebbene possa sembrare che la continuità dia un valore aggiunto ad una società di calcio, è facilmente dimostrabile che non è così. Basti pensare che solo 13 anni prima dello scudetto del centenario, la Lazio stava facendo gli spareggi per la serie C; solo 12 anni prima arrivò 3ª in serie B e questo piazzamento valse la promozione in serie A.
A maggio 2026 invece saranno passati 13 anni dalla Coppa Italia vinta contro la Roma. Considerando che un trofeo sia più importante di una promozione, soprattutto se questo ottenuto in una stracittadina, in un mondo dove la matematica fosse una scienza applicata al calcio, sarebbe stato più normale vincere uno scudetto nel 2026, piuttosto che dopo 13 anni dalla stagione che poteva portare la Lazio in serie C.

Sappiamo che questo è difficile, se non impossibile. Purtroppo. Va comunque ricordato che per i giovani tifosi che affollano oggi la curva, che preparano le scenografie più belle d’Italia, che seguono la Lazio anche lontano da Roma, nonostante non siano mai andati all’aeroporto ad accogliere un Gascoigne, il 2000 è preistoria, è roba da immagini sbiadite, da video in “bianco e nero” che si trovano difficilmente anche su YouTube (che all’epoca non esisteva).
Per noi più adulti ovviamente il ricordo è nitido, ma comincia ad essere troppo lontano. Troppo.

Siamo arrivati a raccontare il “14 maggio 2000” non solo ai nostri figli, ma anche ai nipoti. A breve qualcuno lo racconterà ai pronipoti, magari già nati ma ancora in fasce.
Questo no, non va bene. È ora di tornare a vincere qualcosa di importante.
Presidente, ds, allenatore e giocatori lo devono sapere.
Il tifoso ci sarà sempre a prescindere, la sua fede è incondizionata, ma piace anche ricordare una massima di Boniperti: “VINCERE NON È IMPORTANTE, È L’UNICA COSA CHE CONTA”.

Refenomis79

RIPRODUZIONE RISERVATA

Articolo pubblicato da Davide Sperati il giorno 7 Agosto 2025 17:50
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