La giornata del 24 agosto 2025 consegna alla Lazio una bella notizia: è nata Venere, primogenita di Nicolò Rovella. Il centrocampista, partito inizialmente dalla panchina a Como, ha raccontato nel prepartita la “notte più bella” passata nella Capitale per il lieto evento.
La scelta è stata resa possibile dal via libera di Maurizio Sarri e della società, con il giocatore che ha effettuato il viaggio Roma–Como dopo aver salutato mamma e figlia.
Il tema apre una finestra sul rapporto fra Sarri e le nascite dei primi figli dei suoi calciatori, spesso raccontato come ambivalente. Il precedente più citato è quello di Kalidou Koulibaly al Napoli: il difensore ha ricordato che, nel giorno del parto, Sarri inizialmente si oppose alla sua uscita dal ritiro (serviva in campo quella sera).
Dopo il confronto, Koulibaly riuscì comunque a correre in ospedale per la nascita del figlio; poi fu convocato e si sedette in panchina poche ore dopo. Un episodio che il senegalese ha definito “intenso” e che ha alimentato nel tempo la narrazione su un Sarri duro e totalizzante.
La cronaca odierna dice però altro: a Rovella è stato concesso di rientrare a Roma e di tornare successivamente a disposizione, una gestione considerata empatica in un frangente così delicato. Nell’analisi, più che un “doppiopesismo”, contano contesto e tempi: l’importanza della gara, la profondità della rosa, la fase della stagione e lo stato fisico del calciatore.
Oggi la Lazio ha potuto permettersi flessibilità senza snaturare l’assetto tecnico; ieri, a Napoli, la situazione competitiva e le esigenze del momento spinsero Sarri a una linea più rigida, pur poi concedendo a Koulibaly di essere presente al parto.
In sintesi: due storie vere, due fotografie diverse dello stesso allenatore—capace di scelte dure ma anche di aperture—dentro un mestiere dove il confine tra vita e calcio resta sottile.
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