Arbitri di Serie A ancora al centro delle polemiche: un “allenatore della voce” potrebbe rivoluzionare tutto, ma i fondi? Un enigma! #SerieA #Arbitri #Calcio
Immaginate un arbitro che cerca di annunciare una decisione cruciale in diretta, ma finisce per trasformarla in un momento da viralata involontaria. È esattamente ciò che è successo con Gianluca Manganiello, designato per Como-Lazio, il cui video ha invaso il web. Durante l’annuncio dell’annullamento di un gol per fuorigioco, ha optato per un tono solenne che, invece di convincere, ha generato risate e condivisioni. Questo episodio non fa solo sorridere, ma solleva una domanda intrigante: quanto conta davvero la comunicazione nel mondo del calcio ad alto livello?
E qui entra in gioco Gianluca Rocchi, ex arbitro internazionale e attuale designatore della CAN. Da mesi, sta spingendo per introdurre una figura professionale dedicata al public speaking, qualcosa di innovativo e inaspettato. Non parliamo di un preparatore atletico tradizionale, bensì di un vero e proprio “allenatore della voce”, un esperto che insegni agli arbitri come modulare il tono, gestire la tensione e trasmettere messaggi con chiarezza durante le dirette. Insomma, un’idea che potrebbe cambiare il gioco, ma fa sorgere una curiosità: è fattibile in un contesto dove ogni dettaglio deve essere perfetto?
I contatti con gli esperti ci sono già, ma ecco il colpo di scena: i costi sfiorano i 150 mila euro a stagione, una spesa che sembra irraggiungibile. La FIGC ha infatti tagliato i fondi per il settore arbitrale, complicando le cose. Il presidente Gabriele Gravina – ops, Zappi, intendevo – deve gestire anche le proteste dei VAR professionisti, che non hanno ricevuto pagamenti arretrati e hanno minacciato scioperi all’inizio del campionato. Queste frizioni aggiungono un velo di suspense: cosa succederà se le tensioni non si risolvono?
Neppure le sezioni arbitrali locali sono risparmiate da questa stretta finanziaria. I contributi per il periodo luglio-dicembre sono stati ridotti del 13%, aggravando le difficoltà di un sistema che, nonostante la solida reputazione internazionale degli arbitri italiani, fatica nella comunicazione. È un rompicapo che lascia il lettore a chiedersi: senza investimenti adeguati, gli arbitri continueranno a fare notizia per gaffe anziché per precisione? In un campionato come la Serie A, dove ogni dettaglio può ribaltare una partita, il cambiamento non è solo auspicabile, ma vitale.
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