Juventus-Inter, storicamente il simbolo del nostro calcio, la partita che per tradizione rappresenta il meglio della Serie A, quest’anno ha lasciato un’amara riflessione: gli italiani in campo erano pochissimi, contati sulle dita di una mano.
Un paradosso evidente, tanto che Gennaro Gattuso, commissario tecnico della Nazionale, ha preferito andare a seguire Fiorentina-Napoli, gara certamente meno iconica ma più utile per monitorare i potenziali convocati.
La scelta del CT racconta meglio di qualsiasi statistica lo stato attuale del nostro calcio: il Derby d’Italia, che dovrebbe incarnare la tradizione e il prestigio del pallone tricolore, si è trasformato in una vetrina globalizzata, popolata quasi esclusivamente da stranieri, con i talenti italiani relegati in secondo piano.
Non è in discussione la qualità dei giocatori provenienti dall’estero, che hanno innalzato il livello tecnico della Serie A, ma quando persino la partita simbolo perde il legame con la Nazionale, il problema diventa strutturale.
Che futuro può avere il calcio italiano se i nostri vivai non trovano spazio neppure nel palcoscenico più prestigioso? Il Derby d’Italia resta affascinante per storia, rivalità e pathos, ma la verità è che di Italia, ormai, ha davvero poco.
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