Valentín Castellanos non è solo l’attaccante che la Lazio, e in particolar modo Sarri, spera possa regalare gol decisivi in questa nuova stagione di Serie A. È anche “El Taty”, un soprannome che porta con sé dai primi anni di vita e che oggi lo rende immediatamente riconoscibile ai tifosi.
L’origine tenera del nomignolo “El Taty”
Da piccolo, Valentín era un bambino curioso e vivace. Imparando a parlare, non sempre le parole gli riuscivano come voleva: tra i primi suoni che pronunciava c’era “Taty”. Il nome era legato anche a un carrellino giocattolo con un clacson rotto che faceva un rumore simile: ogni volta che lo sentiva, lo ripeteva, ridendo. Quel semplice termine divenne presto il suo soprannome familiare, un piccolo gesto che oggi è parte della sua identità.
Dal gioco alla gloria
“El Taty” lo ha seguito anche sul campo. Dalla MLS, dove ha segnato con il New York City FC conquistando il titolo di capocannoniere, fino al Girona in Spagna, dove ha realizzato prestazioni memorabili come i quattro gol rifilati al Real Madrid, il soprannome è sempre rimasto. Ora, alla Lazio, non è più solo un vezzo infantile: è un marchio riconoscibile, amato dai tifosi.
Un legame speciale con i tifosi
Chiamarlo “El Taty” non è un gesto casuale. Per i tifosi della Lazio è diventato un modo affettuoso di riconoscere chi, con energia e talento, porta spettacolo in campo. Dietro a quel soprannome c’è il bambino curioso, il giovane con un carrellino e un clacson rotto, e l’attaccante maturo che oggi fa la differenza in Serie A.
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