A 50 anni dallo Scudetto Primavera, la Lazio del ’76 rivive emozioni indimenticabili: un raduno carico di storie e talenti! #LazioLegends #Scudetto1976 #CalcioMemorie
Il tempo può scorrere inesorabile, ma certi ricordi restano vivi come se fosse ieri. Proprio a Frascati, i protagonisti dello storico Scudetto Primavera 1975-76 della Lazio si sono riuniti per celebrare un anniversario che sa di magia, a quasi mezzo secolo di distanza. Sotto la guida dell’allora allenatore Paolo Carosi, quella squadra non era solo una formazione vincente, ma un vivaio di talenti che hanno lasciato il segno nel calcio italiano. Chissà quali emozioni avranno provato nel rivedersi, con aneddoti che riaffiorano e legami indissolubili?
L’atmosfera era palpabile, un mix di nostalgia e gioia che ha catturato tutti. Come ha raccontato uno dei protagonisti, Lionello Manfredonia, l’emozione di ritrovarsi è sempre travolgente: «Eravamo una rosa straordinaria. Ogni volta che ci rivediamo è un’emozione enorme». Questa giornata ha riportato indietro le lancette dell’orologio, partendo da una messa solenne alla Chiesa di Santa Maria in Vivaio, dove si è reso omaggio a due figure chiave di quell’epoca, Sergio Guenza e Roberto Clagluna. La serata si è poi trasformata in una festa, culminando in una cena conviviale all’osteria Cantina Ceccarelli, organizzata dall’ex capitano Giancarlo Ceccarelli – un tocco personale che ha reso tutto ancora più speciale.
Tra risate e riflessioni, i ricordi hanno preso forma, specialmente intorno a una stella di quella squadra: il bomber Bruno Giordano. Manfredonia ha rievocato con affetto: «Giordano era già un fenomeno, lo conoscevo dagli Allievi e segnava a raffica». Fu proprio lui a brillare nella finale d’andata contro la Juventus, con una doppietta che sigillò il 4-1 e spianò la strada al trionfo. E non sono mancati i momenti leggeri, come quando Giordano scherza: «Bruno scherza spesso, dice che quelli furono gli ultimi gol della sua carriera» – un’annotazione che fa sorridere e incuriosisce sui retroscena di un campione.
Quella formazione era una vera miniera d’oro, con nomi che hanno fatto la storia: oltre a Giordano e Manfredonia, spiccavano Montesi e Agostinelli. Quest’ultimo ha sottolineato il legame con il loro mentore: «Carosi era come un padre, riusciva a gestirci nonostante il nostro carattere». È affascinante pensare a come un allenatore sapesse unire un gruppo così talentuoso, trasformando giovani promesse in leggende.
Guardando al presente, i veterani non hanno resistito a un confronto con la Lazio odierna. Manfredonia ha condiviso le sue riflessioni: «La rosa è la stessa, è cambiato solo l’allenatore. Vedremo se a gennaio serviranno rinforzi». E sul nuovo timoniere, ha espresso piena fiducia: «È la vera garanzia dei laziali, l’uomo giusto per unire società e tifosi». Questa reunion non solo celebra un passato glorioso, ma alimenta la speranza per il futuro, mostrando come lo spirito della Lazio resti eterno.
Lascia un commento