Il 4 a 0 rifilato al Verona ha riportato entusiasmo nell’ambiente biancoceleste, ma la Lazio non può permettersi di farsi trascinare dagli estremi umorali. Dopo il K.O di Como, in tanti avevano gridato alla catastrofe, evocando persino lo spettro della Serie B. Ora, invece, lo stesso entusiasmo rischia di trasformare una vittoria “scontata” in un trionfo da copertina.
La verità, come sempre, sta nel mezzo. “In media stat virtus” direbbero i latini. La Lazio non era – ovviamente – una squadra da retrocessione dopo la brutta figura del Sinigaglia, e non è diventata improvvisamente il Real Madrid dopo il poker all’Olimpico. Il calcio è fatto di equilibri, e i biancocelesti devono imparare a trovarli.
Il successo contro il Verona va letto per quello che è: una partita dominata, con spunti tecnici da applausi e individualità superiori. Ma anche una sfida vinta contro un avversario che, per valori e qualità, resta ampiamente alla portata della Lazio.
Ciò che serve davvero è continuità. La squadra di Sarri deve dimostrare di saper confermare quanto di buono visto all’Olimpico, soprattutto nelle sfide più complesse. Solo così potrà trasformare il talento in risultati concreti, lasciandosi alle spalle l’altalena di giudizi che troppo spesso accompagna il suo cammino.
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