La nuova Italia di Gennaro Gattuso parte col piede giusto. All’esordio sulla panchina azzurra, l’ex centrocampista rossonero ha trascinato i suoi a una vittoria netta: 5-0 contro l’Estonia.
Un risultato che, se da un lato conferma la differenza tecnica abissale tra le due formazioni, dall’altro restituisce entusiasmo a una Nazionale che nelle ultime uscite con Luciano Spalletti sembrava averlo smarrito.
Serviva una prova di forza, e quella è arrivata. Certo, l’avversario non era di primissima fascia, ma la prestazione ha convinto addetti ai lavori e tifosi. E non va dimenticato che appena tre mesi fa l’Italia faticò a superare la modesta Moldavia, imponendosi solo con due reti di scarto nell’ultimo match sulla panchina azzurra per Spalletti (2-0 il risultato finale).
Il gol di Kean e l’esultanza che divide
La sfida si è sbloccata solo dopo un’ora di gioco, con la rete di Moise Kean. L’attaccante della Fiorentina ha approfittato di un pallone vagante in area, nato da un tocco fortuito di Retegui, e di testa ha aperto la strada al dilagare azzurro. Da lì in avanti, l’Italia ha preso il largo, calando cinque gol tutti nella ripresa.
Eppure, a far discutere non è tanto il tabellino, quanto l’esultanza dell’ex Juventus. Kean ha scelto il suo ormai classico “griddy”, una danza provocatoria molto in voga sui social. Un gesto che, più che celebrare un gol pesante, ha dato la sensazione di voler sottolineare lo spettacolo a favore di telecamera.
La riflessione
In un calcio sempre più legato all’immagine, l’apparenza rischia di superare la sostanza. I tifosi associano ormai Moise non tanto ai gol, quanto alle sue esultanze. Ma quanto può essere utile un’espressione del genere? Quanto serve ballare dopo un gol arrivato al 60’ contro l’Estonia, quando la squadra aveva l’obbligo di dilagare per recuperare terreno sulla Norvegia?
Forse in quei frangenti servirebbe altro: raccogliere il pallone, portarlo a centrocampo e dare un segnale di fame, di concentrazione, di voglia di non fermarsi. Quel segnale che nel calcio moderno sembra sempre più raro.
Oggi a prendersi la scena non è stata solo la goleada azzurra, ma anche il gesto di Kean. E questo, nel bene e nel male, racconta il calcio di oggi: un palcoscenico in cui i social pesano quanto – e a volte più – del campo.
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