Il contatto su Ivan Provedel nei minuti conclusivi di Sassuolo – Lazio apre l’ennesimo capitolo sulle interpretazioni arbitrali e sul ruolo del VAR. Secondo Luca Marelli, ex arbitro e commentatore DAZN, in teoria l’intervento avrebbe dovuto portare al calcio di rigore, ma la sala VAR ha valutato l’entità del contatto come troppo lieve per giustificare la massima punizione. E qui nasce il paradosso.
Due pesi, due misure. Come sempre…
Solo ventiquattr’ore prima, durante Fiorentina-Napoli, il gol del 3-1 firmato da Luca Ranieri era stato al centro di una polemica simile: nell’azione, infatti, Anguissa era stato spinto, impedito così a intervenire sul pallone, lasciando campo libero al giocatore viola.
Rete convalidata perché, sempre secondo Marelli, la spinta non era avvenuta a due mani, altrimenti il gol sarebbe stato annullato. Ma su Provedel la spinta a due mani c’è stata, chiara, eppure niente rigore.
Marelli ha spiegato che la decisione del VAR è dipesa dalla “lieve entità” del contatto, ma allora la domanda sorge spontanea: non si era sempre detto che il VAR dovesse intervenire sull’oggettività e non sulla discrezionalità del contatto?
Se la regola è che una spinta a due mani comporta fallo, il VAR avrebbe dovuto richiamare l’arbitro e concedere il rigore senza se e senza ma. Continuare a spostare l’ago della bilancia tra “entità” e “oggettività” genera solo confusione e alimenta sospetti: perché ciò che vale in un campo non vale in un altro?
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