Un anno fa, la Lazio ha fatto una scelta chiara: puntare su Mattia Zaccagni come volto simbolo della squadra. Maglia numero 10, fascia da capitano al braccio e un contratto da top player. Un investimento tecnico, ma anche emotivo, che racchiudeva ambizione e fiducia nel talento dell’esterno offensivo ex Verona. Eppure, proprio nel momento più delicato della scorsa stagione, la luce di Zaccagni si è spenta. Nessun gol da marzo, ultimo assist a febbraio: un crollo verticale che ha lasciato spazio a dubbi e tensioni.
Il silenzio di Zaccagni in campo ha avuto effetti visibili anche fuori.Potrebbe interessarti
La risposta di Zaccagni non si è fatta attendere: contro il Verona, la sua ex squadra, è tornato al gol in casa dopo un digiuno che durava dal novembre precedente.
Il vero ostacolo per Zaccagni è sempre lo stesso: la continuità. È un giocatore di strappi, capace di accendersi all’improvviso, ma anche di spegnersi per intere settimane. Le critiche più frequenti riguardano la sua scarsa presenza in zona gol: pochi tiri, poca fame, poca cattiveria sotto porta. Eppure, i numeri raccontano che proprio con Sarri ha vissuto la sua miglior stagione in carriera, toccando la doppia cifra per la prima volta in Serie A con 10 reti.