Gasperini: “Atalanta dopata con me? Un’offesa averlo solo pensato” – Elogio alla passione romana e riflessioni sul calcio
Preparatevi a un’intervista che rivela le passioni e le controversie del calcio italiano: Gian Piero Gasperini, al timone della Roma, ha parlato con il Corriere dello Sport del suo passato all’Atalanta, elogiando l’entusiasmo della Capitale e difendendo con forza la sua vecchia squadra da accuse infondate. Con dichiarazioni che fanno riflettere sul presente e sul futuro del gioco, l’allenatore solleva interrogativi su cosa rende una squadra “da Champions” e come il calcio stia evolvendo. #Gasperini #Roma #Atalanta #SerieA
In questa estesa chiacchierata, Gasperini ha evidenziato quanto la Roma rappresenti un ambiente unico per un allenatore. Lui stesso ha descritto così il fascino della città: “Il fatto che a Roma c’è una passione incredibile. Io credo che in questo momento, in Italia, Roma sia insieme a Napoli il posto più appassionato e appassionante. E forse Roma anche più di Napoli, perché Napoli ha vinto. Dove c’è più fame di calcio, più voglia di fare risultati, dove c’è un amore verso la propria squadra così profondo, viscerale, lo stimolo è elevatissimo. Inoltre è un bel momento per gli stadi italiani che si sono nuovamente riempiti”. Queste parole catturano l’essenza di un legame viscerale che potrebbe spingere la squadra a grandi imprese, lasciando i fan curiosi su come questa energia influenzerà il resto della stagione.
Ma la domanda è: la Roma è davvero una candidata per la Champions League? Gasperini non ha esitazioni nel definire la situazione attuale, offrendo una prospettiva umile e ambiziosa: “Non lo è.Potrebbe interessarti
Gasperini ha poi approfondito i cambiamenti nel calcio moderno, notando come le strategie e le priorità delle squadre siano evolute. Nel suo discorso, ha toccato le differenze rispetto al suo periodo all’Atalanta: “Il calcio è cambiato, oggi è molto più difficile, ti devi adattare molto di più perché c’è un pressing esasperato che prima apparteneva a noi e adesso all’ottanta per cento delle squadre. E non è un caso che sia cambiata anche la mentalità in Italia. Tutti investono sull’attacco. La Juventus ha tre attaccanti fortissimi ed è andata a comprarne altri tre, il Napoli ha preso Lucca, Hojlund, Lang. L’Inter ha quattro punte di primo livello e ha speso in quel settore. Il Milan ha preso attaccanti, la Fiorentina pure, l’Atalanta Sulemana e Krstovic. Prima tutti acquistavano difensori. Nel costruire la squadra si partiva dalla difesa, poi i centrocampisti e se avanzava qualcosa la punta. O le punte. Su questo aspetto c’è stata una discussione per anni con l’Atalanta e quando han preso Zapata siamo andati in Champions. Con Muriel ci siamo tornati, quindi abbiamo puntato su De Ketelaere e Scamacca e abbiamo vinto l’Europa League. Quando hai gli attaccanti forti ti diverti, anche questo è probabilmente un segnale che il calcio è cambiato. È un calcio più difficile, magari meno bello. Se guardi all’estero la tendenza è ancora più esasperata. Solo nell’ultima sessione hanno speso centinaia di milioni per dotarsi di centravanti forti”. Questa analisi fa sorgere curiosità su come queste tendenze stiano modellando il gioco, spingendo i lettori a riflettere sulle implicazioni per il futuro del calcio italiano.
Infine, Gasperini ha affrontato con fermezza le accuse di doping legate al suo periodo all’Atalanta, trasformandole in un’affermazione di integrità: “Chi ha soltanto pensato una cosa del genere ha offeso una società, il sottoscritto, uno staff e un gruppo di giocatori, il loro lavoro. Quando non si sanno trovare le risposte si ricorre alle maldicenze e alle peggiori fantasie. Noi siamo sempre stati puliti. Io credo nel rispetto delle regole dello sport. Il doping lo combatto da sempre. Sul campo odio le simulazioni. Detesto ogni forma di sotterfugio, il gioco sporco. Sono tutti attentati allo sport che amo più, che tutti quanti amiamo e consideriamo parte della nostra vita. Per questo mi incazzo spesso. Una cosa è l’abilità tecnica, altro la furbata, la simulazione. La ricerca del dribbling in area per andare a prendere il rigore rientra nel campo delle abilità… E poi non sopporto il Var che mi allontana dal calcio per come l’ho sempre inteso”. Queste parole, piene di passione, invitano a una riflessione più ampia sul fair play nel calcio, lasciando i lettori con il desiderio di sapere come queste convinzioni guideranno Gasperini nella sua avventura alla Roma. Con queste dichiarazioni, l’allenatore non solo difende il suo legacy, ma stimola un dibattito su valori che vanno al cuore dello sport.
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