La Lazio sperimenta cambiamenti tattici per affrontare l’Atalanta, ma i dubbi restano
La Lazio è di fronte a una sfida intrigante: tornare al modulo classico per evitare errori passati, eppure un enigma tattico potrebbe complicare tutto. Con un attacco che ha segnato sei gol nelle ultime partite, emergono interrogativi su equilibrio e vulnerabilità. #Lazio #Atalanta #CalcioItaliano
Sembra un vero paradosso, ma non lo è. Nonostante i sei gol segnati nelle ultime due uscite, la Lazio si trova ad affrontare un serio problema offensivo, unito a un allarmante squilibrio tattico. L’esperimento del 4-4-2, o 4-2-4 come preferisce definirlo il tecnico, ha mostrato tutti i suoi limiti nella partita contro il Torino, lasciando in eredità più dubbi che certezze.
Contro i granata, la Lazio è apparsa pericolosamente sbilanciata in avanti, una squadra spezzata in due che concedeva praterie nella propria metà campo, quasi irriconoscibile e più simile a una formazione di Baroni per la sua vulnerabilità. Il Torino ha saputo sfruttare con cinismo queste crepe, colpendo su una disattenzione del reparto offensivo in fase di non possesso, su una leggerezza di Hysaj e su un’uscita errata di Gila, oltre a mettere a nudo le ormai croniche difficoltà sui calci piazzati. In attacco, però, la Lazio è stata cinica, capitalizzando al meglio le occasioni create, spesso nate dalle accelerazioni di un Matteo Cancellieri in stato di grazia, ma il prezzo pagato in termini di equilibrio è stato troppo alto.
Per questo, a partire dalla difficile trasferta di Bergamo contro l’Atalanta, il tecnico è pronto a fare un passo indietro, tornando all’ortodossia del suo “Sarrismo”. Con il rientro di Matteo Guendouzi, la squadra dovrebbe riabbracciare l’assetto con tre centrocampisti, un sistema decisamente più congeniale a una filosofia basata sul palleggio e sul controllo del gioco.
Tuttavia, questa scelta, pur risolvendo un problema di equilibrio, ne lascia aperto un altro, forse ancora più preoccupante. Come evidenziato dal Messaggero, la Lazio del 4-2-4 è stata pericolosa soprattutto in ripartenza, ma quando si è schierata con una sola punta ha mostrato una sterilità offensiva drammatica. Il dato statistico è impietoso: nelle partite affrontate con il solo Castellanos o il solo Dia come unico riferimento avanzato, la Lazio ha prodotto un numero di tiri in porta superiore soltanto a quelli di Lecce e Cremonese.
Il tecnico si trova dunque a un bivio: da un lato un modulo a due punte che garantisce gol ma scoperchia la difesa, dall’altro il suo amato 4-3-3 che restituisce solidità ma, al momento, non crea occasioni da gol. Il “Comandante” dovrà trovare una soluzione in fretta, cercando un equilibrio che permetta alla sua Lazio di essere efficace in entrambe le fasi di gioco.
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