Lazio – La vita è una trasferta un articolo di Federico Terenzi
ROMA – La sveglia suona presto e il cielo su Bologna è celeste, come un cielo che ha vinto mille tempeste. Un caffè e poi in stazione per prendere il treno direzione Parma, un’autentica tradizione.
Sciarpa al collo e voce tonante, per i ragazzi con la maglia biancoceleste il tifo dovrà essere incessante. Guardo fuori dal finestrino, il regionale veloce mi offre uno scorcio fantastico e genuino. Ho sempre amato guardare il treno volare fuori dal finestrino, fin da bambino. Tutto quello che è intorno, da gigante diventa piccolissimo e ti da un senso di grande libertà. Gli alberi e le case ti sembrano come quei presepi natalizi incastonati dentro una campana di vetro: li agiti e si imbiancano con la neve trasformandoli in magia. Il fischio del freno e l’annuncio dello speaker sono lì a ricordarti che siamo arrivati. Si scende tra il vociare della gente e in mezzo a quei fratelli che condividono con te lo stesso sentimento e la stessa passione.
Due passi in centro, sciarpa al collo, il tempo di scattare una foto ad una famiglia che, vuole immortalare il suo ricordo davanti al Duomo di Parma, rigorosamente con la sciarpa della Lazio al collo. Il padre ti risponde con un grazie, rendendo quel ricordo eterno. Poi dritti alla Trattoria dei Corrieri. Gennaro mi accoglie con quel calore emiliano che sa avvolgerti come la madre tra le braccia del proprio bambino: “Benvenuto a Parma. Che si fa oggi si vince o si perde?”. Intanto 4 ragazzi con la sciarpa del Parma: “Speriamo di vincere noi”. Ed io rispondo: “Per me l’importante è essere qui e succhiare il midollo della vita, onorando il mio orgoglio di essere laziale”.
Si parte con il crudo di Parma stagionato 24 mesi, poi tocca ai tortelli di zucca e infine il bacio di Parma un dolce che provoca orgasmi per le tue papille gustative. Il tutto innaffiato da un Lambrusco dell’Emilia. C’è anche una mazza da baseball, tranquilli non è per i clienti che non vogliono pagare, ma un semplice mezzo per spruzzare del pepe a chi lo desidera. Si esce dalla taverna, sono disconnesso da internet perché voglio godermi ogni attimo della trasferta e allora chiedo a due ragazze dove si trovasse il Tardini. Con un grande sorriso me lo indicano e mi dirigo verso la meta.

Prima un’altra tappa in un bar dove incontro una coppia di Padova: lui laziale che mi dice bella maglia, alla ragazza non interessa il calcio, ma, essendo sabato, è il giusto compromesso. Sabato partita e domenica visita della città. Lei mi risponde con un sorriso. Il tempo di un paio di spritz e poi si va verso lo stadio. Poi un incontro per una birra pre match con Luca, amico tifoso del Parma che viene da Milano. Fila ai tornelli e intanto gli adesivi contornano gli ingressi con la scritta: “Nessun rimpianto nessuno rimorso”. Si entra all’interno dello stadio, il settore ospiti è pieno, quattromila fratelli pronti a fare un tifo incessante dal primo al novantacinquesimo minuto.
Le squadre stanno per fare il loro ingresso in campo, intanto lo stendardo “Forza Mitica Lazio” invade il settore che, all’unisono, comincia a sventolare le sciarpe al grido: “Forza vecchio cuore biancazzurro”. Brividi. Rimaniamo in dieci, poi in nove, dopo la quinta birra, il tifo è incessante, unico, compatto. I ragazzi lo avvertono, il dodicesimo in campo fa il miracolo: pressing di Noslin sul difensore scarta un paio di difensori e poi il portiere: la porta è sguarnita. Gol: ci abbracciamo, piangiamo, ritorniamo compatti, si canta. Triplice fischio, lacrime di Lazio invadono il Tardini. Come i figli di Sparta abbiamo ricordato a tutti, in una sfida da sangue e m…a, quanto è bello essere laziali. Perché la vita è una trasferta, non conta il risultato, ma quel senso di appartenenza, che ci fa sentire vivi. Next stop Udine, perché i maledetti laziali sono qua. Il calcio è e sarà sempre la sua gente



