Pedro della Lazio apre il cuore su passione, derby e futuro nel calcio
Scopri le riflessioni sincere di Pedro, l’attaccante della Lazio, che ha condiviso con L’Equipe i suoi pensieri sulla carriera, la rivalità romana e i sogni che ancora lo motivano. #Pedro #Lazio #SerieA #Calcio
L’attaccante della Lazio, Pedro, ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni de L’Equipe, offrendo uno sguardo intimo su ciò che lo spinge a continuare nonostante gli anni. Le sue parole catturano l’essenza di un campione che non si arrende, lasciando i fan curiosi su come mantenga quel fuoco interiore.
È più difficile alla mia età, ma ogni mattina, quando mi alzo, la passione è ancora forte. Sono ultra-motivato perché mi rende felice poter ancora fare ciò che voglio nella vita. Voglio allenarmi e dare il meglio di me. Sento la fiducia dei miei compagni di squadra, dei tifosi e dell’allenatore Marco Baroni, che è pieno di umiltà e di voglia di giocare. Al momento ci sono molti francesi in squadra, il che è fantastico!
Con questa frase, Pedro sottolinea la sua resilienza e la gioia che ancora trova nel gioco, nonostante le sfide dell’età, invitando i lettori a riflettere su come la motivazione personale possa superare gli ostacoli.
Parlando della rivalità con la Roma, Pedro descrive un’atmosfera che va oltre il semplice sport, alimentando l’interesse per come il calcio si intrecci con la cultura locale. La rivalità con la Roma? È difficile da descrivere. C’è più tensione che tra Barcellona e Real, o tra Chelsea, Arsenal e Tottenham. Questo derby non è tanto una questione di calcio. Quando si entra all’Olimpico l’atmosfera è davvero intensa. Inoltre, adoro la città: è splendida e la gente è molto accogliente. È molto simile alla Spagna in termini di cultura, mentalità, clima… Mi sento a casa a Roma.
Qui, Pedro evidenzia l’intensità emotiva del derby, paragonandola ad altre rivalità iconiche, e esprime un profondo senso di appartenenza a Roma, che potrebbe ispirare i tifosi a connettersi ancora di più con la sua esperienza.
Sul suo approccio al gioco, Pedro offre insight affascinanti su come l’età abbia cambiato la sua prospettiva, ma non la sua efficacia sul campo. “Il tempo vola, ormai sono un po’ vecchio! È pazzesco che ne sia passato così tanto, giocando per club così grandi e vincendo in questo modo. Non sono ancora soddisfatto, mi piacerebbe vincere un trofeo con la Lazio, è molto importante per me. Sono in una fase diversa della mia carriera, ma mi sento in forma. Corro meno, ma ho esperienza. Misuro i miei sforzi. So quando correre per segnare o rimanere in posizione per recuperare. Ho sempre avuto questo istinto che mi guida a lanciare il mio movimento al ritmo giusto. Questa fiducia di poter segnare e fare la differenza mi sostiene. Se questa fiducia sparisse, sarebbe la fine per me. Il calcio è cambiato, ci sono molte più partite e meno tempo per recuperare. Prima potevo allenarmi duramente un giorno dopo, ma ora ho bisogno di due o tre giorni per recuperare davvero. Mi sono comunque sempre attenuto alla mia solita routine: mangiare bene e dormire bene per massimizzare il recupero. Prima della partita, in albergo o al centro sportivo, cerco di rilassarmi il più possibile, che è fondamentale a 37 anni. Gioco alla PlayStation, a FIFA (EA Sports FC), a Call of Duty, guardo Netflix… Ora riesco a staccare la spina molto di più. Quando ero giovane, invece, pensavo costantemente al calcio. Quando inizi vuoi fare subito carriera, passi ore e ore ad allenarti. Ora sono molto più tranquillo.”
In questa citazione, Pedro spiega come la maturità gli abbia insegnato a bilanciare sforzi e riposo, offrendo una lezione di longevità nel calcio che potrebbe incuriosire i giovani appassionati sul valore dell’esperienza rispetto alla pura energia giovanile.
Riguardo ai compagni di squadra, Pedro rivela il suo ruolo di mentore, un aspetto che aggiunge un tocco umano alla squadra. Posso sostenerli mettendomi nei loro panni e aiutandoli a integrarsi, presentando loro i compagni di squadra, parlando con gli allenatori… Al momento va tutto molto bene. Mi affido anche agli altri più esperti come Vecino, Romagnoli, Rovella e Zaccagni per mantenere questo rapporto.
Con queste parole, Pedro illustra l’importanza della coesione di gruppo, sottolineando come il supporto reciproco sia cruciale per il successo, e invitando i lettori a considerare il lato collaborativo dello sport.
Infine, guardando al futuro, Pedro si apre su aspetti personali che lo rendono relatable, lasciando spazio a speculazioni su cosa potrebbe accadere dopo. Non sono mai stato riconosciuto mediaticamente come altri giocatori con cui ho giocato. Questa è la mia personalità: discreta, tranquilla, calma… Non amo molto i social network, preferisco stare per conto mio. Non ho mai voluto essere una star. Sarebbe divertente giocare ancora con Jordi Alba, Luis Suarez, Leo Messi e Sergio Busquets (ora all’Inter Miami, ndr.), ma gli Stati Uniti sono molto lontani. Ho visto che Baroni ha detto che avrei potuto giocare per altri quattro anni… Sembra complicato! Uno o due, però, perché no?
Qui, Pedro riflessioni sulla sua modestia e sulle possibilità rimaste, offrendo un finale intrigante che lascia i fan a chiedersi se vedremo ancora le sue magie sul campo per un po’ più a lungo.