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Lazio-Chievo, Calvarese pensaci tu…

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Zaccheroni, Delio Rossi, Mancini, Caso, Ballardini, Reja, Petkovic per finire con Stefano Pioli. Tutti questi allenatori hanno due cose in comune, la prima che viene in mente è che tutti hanno avuto l’incarico di allenatore della Lazio, certo chi con esiti positivi chi meno, ma ciascuno di loro nella loro avventura romana sono inciampati in casa contro il tabù Chievo.
Si perché, da quando il Chievo fa parte della massima serie, si pensa sempre che la prossima partita in casa contro i scaligeri dia l’opportunità di ricavare 3 punti abbastanza agevolmente, mai pensiero è da ritenersi più impreciso. I numeri parlano chiaro, il club di Campedelli è una vera e propria bestia nera per i biancocelesti, ce ne siamo resi conto andando ad ispezionare tutti i Lazio-Chievo disputati all’olimpico, sin dal primo anno in serie A dei veronesi.
Dall’uno a uno del 17 febbraio 2002 (prima sfida tra le due squadre) all’uno a uno del 26 aprile 2015, passano gli anni ma il risultato è sempre lo stesso. Dal pareggio dell’allenatore emiliano Zaccheroni al punto rimediato da un altro nativo dell’emilia romagna come Stefano Pioli. Per carità altre storie, i tempi sono cambiati, calciatori diversi ed anche gli stipendi sono mutati ma quando hai davanti una bestia nera sembra non finire mai la maledizione.
13 partite giocate tra le mura “amiche”, 2 sole vittorie della Lazio, 4 quelle del Chievo, il pareggio la fa da padrona nel bilancio totale, dato che per 7 volte entrambe le squadre si sono divise un punto a testa. Sembra incredibile che il risultato meno frequente sia quello a favore della Lazio, ma per ognuna di queste annate sembra esserci stato sempre il momento in cui la squadra diventa piccola con le deboli, o si senta sazia di quanto di buono fatto sino ad allora, infatti a volte è capitato proprio che nel momento in cui ci si aspettava l’ennesimo risultato per il salto di qualità, il Chievo si frapponeva a questo e tutto veniva rimandato. E’ capitato con Delio Rossi nel 2007 quando una Lazio quarta in classifica, lanciata verso le prime posizioni, impatta zero a zero con i gialloblu. Capitò con Vladimir Petkovic, quando una Lazio a pochi punti dalla Juventus capolista viene freddata dal gol di Alberto Paloschi ed è 0-1 finale. Una situazione similare a queste già citate, è l’ultima vissuta sempre all’Olimpico con l’attuale mister Stefano Pioli. La Lazio alla 32esima giornata si contendeva il secondo posto con la Roma che nell’anticipo era uscita sconfitta da S.Siro contro l’Inter, ma come al solito nessuno poteva sapere che il peggior avversario da dover affrontare sarebbe stato il Chievo, ma al vantaggio illusorio di Miro Klose rispose il solito Paloschi, 1-1. Il sogno secondo posto alla fine sfumerà per un sol punto proprio a favore dei dirimpettati cittadini, quindi di nuovo bastone fra le ruote messo dagli uomini di Rolando Maran. La cosa che però può far sperare i tifosi biancocelesti è il fato, si perché la casualità ha voluto che l’ultima sfida vinta contro i gialloblu, datata 15 settembre 2013 (gol di Candreva, Cavanda e Lulic), fu arbitrata da Gianpaolo Calvarese. Proprio l’arbitro di Teramo è stato designato a dirigere la sfida di domenica ore 15:00 proprio tra Lazio e Chievo, che sia di buon auspicio per vincere e convincere come fu l’ultima volta. Ma si spera che tutti, all’interno della società biancoceleste, siano consapevoli che per vincere non si può attendere che sia presente Calvarese a dirigere la gara, ma l’augurio è quello che la partita sia diretta dalla Lazio, che dimostri di essere la vera padrona di casa e anche che per storia e tradizione non si può aver paura di nessuno, a maggior ragione del Chievo Verona. Quindi ci si rimbocchi le maniche e si torni a giocare da Lazio, perché al tifoso non bastano belle prestazioni contro le grandi squadre, urge continuità di risultati e fame da mettere in campo sia che l’avversario abbia la maglia con le strisce verticali o che si chiami Chievo o Carpi. Per risalire la classifica c’è bisogno di scendere in campo mentalmente come si stesse per giocare una finale di coppa, la Lazio sa farlo e può farlo. La piazza è stufa di prestazioni altalenanti che negano la scalata verso le posizioni che più competono a questa squadra e quindi riportando uno striscione esposto dalla curva nord qualche anno fa è giunto il momento di affermare: “O VINCETE O VINCETE”.

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