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Eppure non può piovere per sempre…

Come ogni favola che si rispetti potremmo iniziare da “C’era una volta…”, quindi proviamoci anche noi.

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C’era una volta una squadra biancoceleste che si allenava a Tor di Quinto. Per molti anni, nonostante le ristrettezze economiche e i pochissimi successi raccolti, tutti vissero felici e contenti. I tifosi si stringevano entusiasti intorno alla squadra e raggiungevano in gran massa il campo di allenamento per assistere alle prestazioni dei loro beniamini e per stringersi attorno ai loro eroi facendo sentire tutto il loro calore. I giocatori, del resto, erano felici di tanto trasporto e si prestavano volentieri a foto e autografi arrivando, addirittura, a fermarsi a scambiare qualche battuta con loro, perdendosi nell’oblio e nell’estasi dei loro sostenitori.

Tutto procedeva come sempre finché un generoso e intraprendente personaggio, Sergio Cragnotti che negli anni a venire scriverà la storia della società, nel 1997 decise di far “traslocare” il tutto nel nuovo Centro sportivo di Formello, un comune situato alle porte di Roma. Il mecenate romano decise di costruire una struttura all’avanguardia in grado di ospitare gli allenamenti sia della prima squadra sia delle formazioni giovanili. I lavori per la nuova struttura iniziarono nel 1995 e vennero portati a termine in soli due anni, tanto che già dalla primavera 1997 i capitolini si allenavano presso la nuova struttura. La squadra e i suoi tifosi finalmente, dopo tanti anni di storia vissuti tra successi sporadici e cadute eclatanti, stavano vivendo una dimensione extranaturale fino ad allora sconosciuta dove tutto sorrideva benevolo nei confronti dei colori biancocelesti.

L’aria inebriante che si respirava tutto intorno rendeva di Formello l’idea di un’isola felice fino a quando all’orizzonte non cominciarono a mostrarsi minacciose le prime nubi nere che pian piano offuscarono il mondo incantato di tutti coloro che seguivano da vicino la squadra. Il crack finanziario, il rischio fallimento, Ugo Longo e infine Claudio Lotito… Il patron romano incapace di qualsiasi contatto con il popolo biancoceleste, sempre pronto a tuonare contro chiunque potesse osteggiarne il cammino, nel corso degli anni ha perso quello che sarebbe dovuto essere il suo punto di forza: i tifosi. Mai un sorriso, mai una mano allungata verso quel popolo che aveva contribuito per anni a far si che si potesse vivere quella favola. Tutti si rendono conto della cattiva gestione che si sta perpetrando, tutti tranne lui. Lui a dispetto dei santi, resta imperterrito al comando e procede spedito nella sua opera di distruzione.

Ora i campi sono ancora là ma non sorridono più. La densa coltre di nubi nere continua a opprimere quell’isola sorridente e felice e all’orizzonte non si vedono scorci di sole. In pochi ancora vive una flebile fiammella di speranza di veder tornare a splendere il sole come quando la favola ebbe inizio.

Eppure non può piovere per sempre…

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