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TEMPI BELLI – Il giorno della Marmotta

C’è un film con Bill Murray, chiamato “Ricomincio da Capo” in italiano, ma in originale è “Il Giorno della Marmotta”, ovvero “Groundhog Day”. Questo perché per una sorta di strano sortilegio il protagonista si risveglia sempre nell’identico giorno (appunto “Il Giorno della Marmotta”) e accanto a lui succedono sempre le stesse cose.

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Andare a vedere Lazio-Juventus sottopone alle medesime sensazioni. Per chi sottolinea come ormai i bianconeri disputino un campionato a parte, va sottolineato come quella della Juventus contro la Lazio sta per diventare la più lunga serie positiva di una squadra nei confronti di un’altra nel campionato di Serie A. Se gli Inzaghi boys non faranno risultato allo Juventus Stadium al ritorno, il record (detenuto dalla stessa Juventus nei confronti dell’Atalanta) sarà eguagliato. Considerando poi le Coppe andiamo oltre il concetto stesso di “serie negativa”. Dal gol di Floccari nel gennaio del 2013 la sfida si è riproposta anche troppo spesso, e il massimo che la Lazio è riuscita a ricavare è un pareggio nel 2014.

Anche sabato si sapeva di andare incontro ad un film già visto: una Lazio bella, combattiva, a tratti convincente, ma alla Juventus è bastato aspettare e accelerare al momento giusto per portarsi a casa l’intera posta. In pratica, giocare al gatto e al topo come i bianconeri hanno fatto anche l’anno scorso in Coppa Italia. In campionato invece il dominio bianconero è stato assoluto, e questo è il progresso più tangibile visto rispetto alla passata stagione. La Lazio c’è, sembra aver azzeccato anche diversi buoni acquisti: che è vero che numericamente vanno a coprire lacune createsi dopo diversi addii, ma qualitativamente Bastos e Lukaku sembrano sicuramente offrire più garanzie rispetto a Bisevac, Mauricio e Braafheid, ed Immobile a sua volta è un’altra cosa rispetto al Klose sul viale del tramonto dello scorso anno.

Il Giorno della Marmotta però è fatto di tante situazioni tutte uguali. A partire dal fatto che dopo il gol di Khedira, è arrivata un’altra situazione ben conosciuta, ovvero non c’erano giocatori in panchina che potessero cambiare il corso di una partita già scritta. Djordjevic in campo è stato l’estremo sforzo di volontà di una squadra che ha ancora una volta dimostrato di poter essere a un passo da un salto di qualità che non può dipendere certo dall’esterno, ovvero dal giocatore da prendere per l’ennesima volta all’ultimo minuto di mercato. Ed è dire tutto, col rispetto dovuto al serbo che da tempo ormai ha smarrito se stesso. Fino al prossimo giorno, in cui ci sveglieremo, fermeremo la sveglia, è sarà di nuovo Lazio-Juve.

Fabio Belli

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