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Antonio Candreva torna sul suo trascorso alla Lazio, dal suo arrivo al suo addio: “Ricordo il viaggio in treno e poi quello in macchina dalla stazione a Formello. Ero in macchina con Manzini che mi ha fatto ascoltare tutti gli insulti di tutti i tifosi e delle radio. I primi giorni ho avuto un po’ di difficoltà, alcuni compagni mi hanno dato molti consigli, mi dicevano di far parlare il campo, di stare tranquillo e di dimostrare quello che era il mio valore. Reja è stato determinante, mi ha fatto sentire importante e non potevo deluderlo“. Poi la svolta:Dopo il gol contro il Napoli andai sotto la curva, non fu una cosa preparata, fu una cosa istintiva, li cambiò qualcosa nel rapporto con i tifosi. Non ho pensato ad una pace tra me e la gente ma mi sentivo più tranquillo e che potevo solo migliorare da quel momento in poi. Sono cambiate tante cose, ho sentito la fiducia della gente che si legava a me e giorno dopo giorno capivo cosa voleva dire indossare la maglia della Lazio. Poi il riscatto del 50% mi ha fatto capire che anche la società credeva in me”.

Queste le parole dell’ex ala biancoceleste a Radiosei, che poi parla dell’emozione del derby: “Era un casino perché il giorno prima c’era tensione nell’ambiente. Quelle tensioni belle non me le darà più nessuno, erano belle per i tifosi ma anche per noi giocatori”. Candreva che è esploso sotto la gestione Petkovic: “Il primo anno è stato eccezionale, abbiamo fatto 7 mesi alla grande, poi siamo calati nel finale di stagione ma rimane il ricordo del 26 maggio che rimarrà la partita più importante della storia della Lazio. Prima di quella gara l’aria era tesa, eravamo in ritiro a Norcia e io ero in camera con Marchetti e non riuscivamo a dormire. Ricordo che Federico alle 6 del mattino si andò a fare un giro. Eravamo tesi ma poi quando scendemmo in campo passò tutta la tensione. Fu una partita brutta, poche occasioni, ma noi l’abbiamo buttata dentro e 3 minuti dopo loro presero la traversa su punizione. Io ho il ritratto di quel gol e la rivedevo sempre ogni qualvolta entravo in casa”. 

Candreva svela il motivo per cui ha lasciato la Lazio dopo 5 stagioni: “Sono una persona umile e leale quindi dico le cose senza peli sulla lingua: fino all’anno scorso ero incedibile per la società, quest’anno invece ero cedibile. La Lazio ha avuto delle proposte e mi ha ceduto, forse aveva bisogno di fare cassa. Anche gli altri anni erano arrivate le offerte ma la Lazio le ha sempre rifiutate, negli ultimi mesi invece mi avevano detto che mi avrebbero ceduto e avevo capito che qualcosa era cambiato. Io volevo diventare una bandiera, ma ci sono delle cose che non mi sono scese giù e quindi ho deciso di cambiare aria. Io alla fascia di capitano ci tenevo, pensavo di meritarmela dopo 5 stagioni. Prima di me c’erano altre persone che la meritavano per anzianità e quindi quando il mister mi ha proposto la fascia da vice gli ho risposto che c’erano altri compagni che la meritavano più di me. Non voglio fare polemiche, perché nello spogliatoio non ci sono più. Il mister ha deciso di dare la fascia a Biglia e lo spogliatoio l’ha presa bene. Quando il mister mi diede questa comunicazione gli risposi che se non mi reputava pronto per fare il capitano, non lo ero manco per fare il vice. Ci sono rimasto male lì per lì, ma forse non era una scelta del mister ma di qualcun altro… Comunque sono grato alla Lazio per quello che mi ha fatto diventare. Nell’ultimo periodo in biancoceleste ero un po’ moscio, avevo perso la magia, inconsciamente era finito qualcosa”. 

Candreva ha acquistato una pagina del Corriere dello Sport per ringraziare i tifosi e la Lazio per le 5 stagioni insieme, anche se alcuni tifosi l’hanno presa male:Quelle parole erano dettate dal cuore, perché per me sono stati 5 stagioni bellissime alla Lazio. Ora si è aperto un nuovo percorso con l’Inter. Cosa mi manca? Andare al campo prima, scherzare con gli amici magazzinieri. A Formello c’era un ambiente positivo in cui si cazzeggiava e si scherzava in continuazione perché dopo tanti anni si era creato un rapporto di confidenza. In 4 anni e mezzi abbiamo vissuto più cose belle che brutte, ci siamo tolti tante soddisfazioni. Ci sono tante notti indimenticabili, ricordo la notte dopo la gara col Napoli che tornammo a Roma e trovammo tutta la gente che ci aspettava. Il compagno di squadra a cui sei rimasto legato? Marchetti e Radu, ma anche Biava e Zauri sono state persone importanti nel mio percorso alla Lazio. Pioli? Diciamo che ho avuto un rapporto meno bello rispetto agli altri allenatore. Non posso non menzionare il mitico Giocondo (il cuoco, ndr) che dopo le vittorie ci faceva la cacio e pepe”.

 

Articolo pubblicato da Fabrizio Piepoli il giorno 13 Settembre 2016 13:25
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