Il ds della Lazio, Igli Tare, e il segretario generale, Armando Calveri, sono accusati di falsa testimonianza nell’ambito del caso riguardante Mauro Matias Zarate. Il giocatore argentino dopo una lunga diatriba giuridica era stato in un primo momento condannato dalla camera di Risoluzione delle Controversie della Fifa, assieme al Velez, a pagare un indennizzo di circa 6 milioni di euro per il fatto che nell’agosto 2013 si era svincolato unilateralmente dalla Lazio.
Il dibattimento di primo grado del processo ai due dirigenti biancocelesti – difesi dall’avvocato Nicola Capizzoli -, che sono stati rinviati a giudizio dal Gup nel luglio scorso, avrà inizio fra un anno.Potrebbe interessarti
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La Procura di Roma, nella persona del pm Carla Canaia, ha chiesto il rinvio a giudizio di Tare e Calveri per quanto riportato nella deposizione davanti al giudice del lavoro nell’udienza del 6 novembre 2014 come si legge nel capo di imputazione: “Perché affermavano falsamente che Mauro Zarate dopo il mese di marzo 2013 e fino all’inizio del mese di giugno 2013 non si era presentato nel centro sportivo di Formello e non aveva più partecipato agli allenamenti previsti”. La pronuncia del Pubblico Ministero si basa su tutto ciò riportato da Maurito alla Procura per dimostrare come tra marzo e giugno 2013 lui si trovasse a Formello per allenarsi come sempre. Lo staff legale del giocatore argentino ha presentato sia le testimonianze di due ex compagni di squadra, Diakite e Cavanda, sia foto scattate di nascosto e brevi video girati durante gli allenamenti. La Lazio, rappresentata dall’avvocato Gian Michele Gentile, sostiene che il calciatore ad aprile e giugno non fosse presente con continuità nel centro sportivo biancoceleste, portando a sostegno sia le testimonianze di Mauri e Petkovic sia il certificato medico dello stesso giocatore nel quale si attestava il bisogno di un periodo di riposo dovuto allo stress subìto a causa della vicenda.

