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Come dice il proverbio: “Er lupo perde er pelo ma non er vizio”

LazioRoma, RomaLazio… Aridaje. Noi de qua, noi dellà, noi su, noi giù. Noi, noi, noi… Aho, ‘n c’è gnente da fa. Ma uno a sto punto se chiede… ma ce fate o ce sete? Ma possibile che dopo tante facciate ve dovete fa continuà a pijà per cuore a sta maniera da ‘na tifoseria che n’aspetta artro de gioì delle vostre disgrazzie. Ma voi non contenti ‘nsistete. Se sa, er lupo perde er pelo ma non er vizio. E allora giù a ripijavve per cu.o. E ancora una volta serviti su un piatto d’argento.

L’ANTEFATTO

1 marzo 2017: data della gara di andata di Coppa Italia tra Lazio e Roma. Si arriva allo stadio con i giallorossi convinti di poter fare un sol boccone degli acerrimi rivali biancocelesti. In città i giornali, sportivi e non, come sempre in pompa magna decantano le lodi della squadra giallorossa attesa tra schiamazzi e squilli di tromba a dare prova di tale superiorità. Superiorità, poi, smentita sul campo. Infatti, come scritto negli annali del calcio cittadino, niente di più falso. Al termine della partita, sui volti dei tifosi della Roma, tutta la delusione per l’ennesima impresa fallita. Lazio-Roma 2-0, recita il tabellino impietoso. MilinkovicImmobile e tutti a casa contenti e felici. Tutti? Beh, proprio tutti no. O almeno non il popolo giallorosso ancora una volta deriso e schernito dagli eterni rivali e ‘in…consapevolmente’ preso in giro dalla stampa cittadina amica-nemica.

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LA NEMESI BIANCOCELESTE

4 aprile 2017: data della gara di ritorno di Coppa Italia. In campo, la Lazio forte del doppio vantaggio conseguito all’andata e i giallorossi consapevoli di non poter fallire ancora una volta. In città, nonostante il risultato dell’andata, il solito tran-tran. Giallorossi scortati oltre misura dalla solita spavalderia dell’ambiente romanista e dai soliti pseudo tifosi scribacchini da carta straccia. La squadra di Spalletti, convinta della rimonta, pregusta già i festeggiamenti in caso di successo. Nel pomeriggio, prima della gara, a Trigoria trapela la voce di una nuova maglia celebrativa già stampata. «Pensavate di passare e invece vi abbiamo ripurgato», questo il senso della frase impressa. Vero o non vero, leggenda o no, sul campo si è consumata la Nemesi biancoceleste. L’ennesima vendetta fatale riparatrice di tutte le ingiustizie. Ingiustizie che squadra e tifoseria biancoceleste, veri padroni di Roma dal 1900, subiscono giorno per giorno da una stampa più tifosa che professionista. Questa volta il successo arride ai giallorossi: 3-2 il risultato finale. Ma per loro ancora una volta l’ennesima delusione. Vittoria della Roma ma apoteosi biancoceleste: E’ FINALE!!! Avrete anche vinto ma in FINALE andiamo noi! E ora sotto con la prossima alla faccia di tutti i gufi e che il sogno continui.

E LE MAGLIETTE…

5 aprile 2017: eccoci di nuovo qui. La realtà si apre nuda sopra il cielo di Roma. In città uno splendido sole addolcisce la giornata dei cittadini della capitale. Un lieve torpore apre i cuori e il respiro nell’attesa di crogiolarsi nell’imminente primavera. Ma non tutti si può essere felici. Per le strade i volti sorridenti dei tifosi biancocelesti ancora cullati nelle meravigliose emozioni provate solo poche ore prima. Poi gli altri, volti bassi e poca voglia di parlare di calcio. La faccia triste della Capitale. Riportati di colpo sulla terra, il risveglio non è poi così dolce. Anzi, a dire il vero non lo è proprio. Ancor di più per ‘quelli delle magliette celebrative’. Per loro non solo l’ennesima delusione per una storia finita male, anche le magliette. “Aho e mo’ co’ ste majette che ce famo?”“Boh, pe mo’ mettele vicino ae bandiere co ‘a champions lig e quelle cor quarto scudetto, poi vedemo…”.

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