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Il capriccioso Keita non si presenta e se ne resta a Barcellona

Sbatte i tacchetti, Keita fa capricci e dispetti perché ora teme che la Juventus non l’aspetti: «E’ un’opportunità di mercato per condizioni contrattuali ed età che tutte le società devono tentare di cogliere. Nel rispetto della Lazio noi abbiamo fatto un’offerta a Lotito che riteniamo congrua ma lui è padrone di decidere. Ha rifiutato e noi ci siamo ritirati», ha dichiarato Marotta. Il giocatore però freme, non vuole aspettare giugno per raggiungere Torino. Vuole vestire subito il bianconero. Così ci prova il Balde ribelle a forzare la mano senza temere di fermarsi sui muscoli di Lotito.

L’ASSENZA PROLUNGATA

Con quello di ieri ora sono due i giorni di assenza di Keita. Dall’entourage assicurano che il senegalese non tornerà finché non avrà superato il suo disagio psicologico e si sentirà sicuro nella sua incolumità. E si perché, dopo le scritte a suo dire minacciose comparse sui muri di Formello all’indomani della mancata convocazione per la Supercoppa, il senegalese teme le reazioni della piazza. La Lazio si sente presa in giro ed è pronta a passare al contrattacco. Dopo l’assenza di mercoledì era stata notificata la prima diffida al calciatore intimandolo a presentarsi al centro sportivo.

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L’AVV. GENTILE

Ma non c’è niente da fare Keita resta a Barcellona: «Secondo il contratto collettivo le sanzioni disciplinari sono rimesse alla società. Il calciatore può impugnarle di fronte al collegio arbitrale. Sinora parliamo solo di una multa ma se l’ assenza dovesse prolungarsi ancora la Lazio potrebbe proporre al collegio la sospensione non solo dell’ attività ma anche dello stipendio. E poi sarebbero problemi del giocatore», ha spiegato l’avvocato Gentile. Come riporta Il Messaggero l’attaccante spera in un aiuto della Juve. Da Torino arrivano voci di un nuovo tentativo decisivo entro dopodomani ma Marotta svicola: «Mancano ancora 15 giorni alla fine del mercato e non faremo follie».

LA STRATEGIA DI KEITA E DELL’AGENTE

La tattica di Keita e Calenda è fare ostruzionismo costringendo la Lazio ad accettare le cifre proposte dai bianconeri (15 milioni più 5 di bonus) oppure ottenere la risoluzione anticipata del contratto in scadenza nel 2018. E’ come se per il senegalese stessero traballando le certezze dell’accordo segreto con la Juve e stesse crescendo il terrore di un anno in tribuna. Ma Lotito difficilmente si farà ricattare né si intimidirà di fronte a una causa, al momento senza troppi fondamenti: «Qui è assurdo parlare eventualmente di mobbing. Ci devono essere atti persecutori ripetitivi per rientrare nel caso chiosa il legale del club biancoceleste e invece la non convocazione di Keita è assolutamente giustificata da una scelta tecnica di Inzaghi. Siamo al di fuori di tutto ciò di cui parla Calenda». In ogni caso, se le posizioni restassero queste, la battaglia legale sarà assicurata. E il rischio è quello di non veder mai i 30 milioni richiesti, e forse nemmeno le briciole per una questione di principio. E, senza i soldi, nemmeno un degno erede per far festa. Chissà poi se Inzaghi non convocherebbe ancora Keita per la testa. Lotito è furibondo, preferirebbe rinunciare al portafoglio ma non al suo orgoglio.

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