venerdì, Aprile 26, 2024

LAZIO NEWS

Classifica

Ultima Partita

Prossima Partita

LEGGI ANCHE

Pinzi: “La Lazio è il Primo Amore, la passione”

Da anni ormai ha lasciato la Lazio ma anche se le gambe e il destino lo hanno condotto altrove il cuore resta da sempre biancoceleste. Il centrocampista Giampiero  Pinzi, attualmente al Padova, si racconta a 360° sul sito ufficiale della squadra veneta.

IL PINZI BAMBINO

“Sono nato a Centocelle, una borgata molto affollata. Un’infanzia bellissima. Roma l’ho vissuta li, a via dei Castani, facendo le cosiddette vasche. Purtroppo a mia madre ho fatto passare le pene dell’inferno, da ragazzo ero un disastro”.

PUBBLICITA

IL PRIMO RICORDO LEGATO AL CALCIO

“A sette anni ero curioso di vedere una partita. Mi sono sfregiato la faccia con 50 punti sui gancetti che tengono una rete. Questo è stato il regalino che ho fatto a mia mamma, forse però era un segnale che dovevo giocare a calcio”.

LA PRIMA PARTITA VISTA

“Ancora c’era il vecchio Olimpico, senza copertura. Dovevi andare cinque ore prima per prendere posto. Quando arrivava la partita o avevi preso un’insolazione o eri morto di freddo talmente lunga era l’attesa. Atmosfera diversa. Se non sbaglio era un Lazio-Messina. Non ho mai nascosto la mia fede laziale, siamo persone normali. Abbiamo gioito, ci siamo disperati ma non ho mai nascosto la mia fede anche se in passato questa cosa mi ha dato qualche problema”.

L’ESORDIO CON LA LAZIO

Ho esordito con la Lazio in Champions a Kiev, in uno stadio stracolmo. Ricordo solo fischi, gli ucraini fischiavano sempre, o ero io stordito dall’emozione. Potevo anche fare gol, Mancini mi mise una bella palla davanti alla porta che sbagliai clamorosamente. Mi ricordo che a fine partita le radio romane volevano intervistarmi. Mi passarono il telefono e io risposi come se fosse un amico al telefono: ‘Pronto? Macchè pronto? Stai in diretta sulla principale radio romana!’. Ero molto emozionato”.

UNA LAZIO DI CAMPIONI

“In campionato non sono riuscito ad esordire. Era una Lazio incredibile di campioni di livello mondiale. Pensare che Stankovic era l’ultima ruota del carro a centrocampo, era facile pensare di non poter giocare. Ho giocato in Coppa Italia dove abbiamo vinto ma non la sento mia come vittoria, la sento come tifoso”.

LO SCUDETTO BIANCOCELESTE

“Quando abbiamo vinto lo scudetto, anzi quando hanno vinto lo scudetto, ero a festeggiare con i tifosi. Non ero salito sul pullman, non ho fatto la festa con loro, mi sentivo ancora un tifoso. Quando andavo in trasferta passavo per l’albergo in cerca dei biglietti perché partivo senza biglietti ed Eriksson mi chiedeva che stavo facendo li. Poi capitò che abbiamo vinto 3-0 in trasferta e lui che era molto scaramantico voleva che andassi sempre. Quando Marchegiani mi vide al Circo Massimo con un bandierone in mano voleva che salissi con loro sul pullman scoperto, ma io mi sentivo un tifoso appunto”.

IL GIOCATORE A CUI SI ISPIRAVA

“Inizialmente Almeyda, un recupera palloni indomabile. Poi ho avuto la fortuna di allenarmi con Simeone, un guerriero. All’Udinese mi sono ispirato a Giannichedda, non molla mai anche nelle difficoltà fisiche. In futuro? Non lo so, di sto passo se continuo a giocare mi ritrovo con mio figlio in squadra. Adesso non mi ispira nessuno, cerco di godermi questi anni. La Lazio è “Primo amore”, la passione, tutto quello che un ragazzo può sognare”.

RONALDO-REAL MADRID AI TITOLI DI CODA

SEGUICI SU TWITTER

GIORDANO DURO SUGLI ACQUISTI DI NETO E JORDAO

LIVE NEWS