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Lotito su Inzaghi e non solo: ecco un’intervista fiume del presidente della Lazio al Corriere dello Sport dove affronta tanti temi importanti.

Lotito su Inzaghi: “Simone alla Juve? Non ho mai pensato che l’allenatore fosse in discussione. Simone per me rappresenta la storia della Lazio, da giocatore e da tecnico. Si è conquistato tutto sul campo, ha meritato la panchina biancoceleste. Per quanto riguarda me, Inzaghi resta. Se lui dovesse chiedere di andare alla Juve, mi addolorerebbe dal punto di vista umano”. Poi anncora: “Simone ha dato un contributo fondamentale per la crescita della società e dell’ambiente. Mi ha chiesto di non vendere Milinkovic e io l’ho fatto perché avevo preso un impegno con lui. Non ho mai pensato a Inzaghi alla Juve, ma nella vita non si sa nulla. Io non so cosa vuole fare lui, sinora ha sempre dimostrato attaccamento ai colori. La Juve è sicuramente un punto di arrivo, ma perché non può esserlo pure la Lazio? Il calcio non è solo denaro, noi abbiamo il centro sportivo più grande d’Italia. La nostra società è sanissima, le altre sono piene di debiti. Vincere con merito e capacità, dà maggiori soddisfazioni”.

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LA PRESIDENZA

“Io il più bravo presidente della serie A? No, io cerco di apprendere da tutti, anche dalla gente più umile. Metto il massimo impegno, ma una società di calcio non va gestita come una fabbrica, altrimenti muore. Io ho la responsabilità di portare risultati economici e sportivi, ma anche l’obbligo di fare il custode e di dare alla Lazio la certezza del futuro”.

DERBY E COPPA

“Dopo il derby vinto, ho fatto a De Rossi i complimenti perché aveva ammesso la forza della Lazio. La Coppa Italia l’abbiamo vinta meritatamente. Non c’era solo il rigore di Bastos, ma anche l’espulsione di Masiello per fallo su Correa. Inzaghi è stato bravo coi cambi e mi dispiacerebbe se se ne andasse. Poi occhio che l’erba del vicino non è sempre più buona. Chi è andato via dalla Lazio, è sempre morto. Da noi c’è un ambiente familiare, a Torino manca l’aspetto umano”.

SCUDETTO

“Avevamo già allestito una squadra che poteva competere alla pari con tutti, altrimenti non avremmo vinto una Coppa Italia contro una squadra che veleggia per la Champions. La situazione in classifica è dovuta a tanti infortuni e altri fattori imponderabili, ci sono stati errori di tutti”.

CHAMPIONS

“Non è vero che io non voglio andare in Champions. E’ un’invenzione, come il fatto che l’Atalanta ci abbia regalato la Coppa Italia barattandola col campionato. Ha fatto la partita della morte. Noi abbiamo un percorso vincente, che va avanti al di là di ciò che succede intorno a noi. Daremo continuità a un progetto che ci farà fare una crescita esponenziale sia a livello nazionale che internazionale. Porteremo a casa risultati importanti con l’entusiasmo che c’è nel nostro gruppo”.

FESTA

“Dopo la festa abbiamo fatto una cena al ristorante e i giocatori hanno ballato sino alle 7 di mattina. Ho fatto il trenino pure io, ho partecipato all’entusiasmo di tutti. Mi sento il pater familias che deve correggere gli errori di tutti, ma non mi sono mai sostituito né al ruolo del diesse né a quello dell’allenatore”.

RIVOLUZIONE

“Allestiremo una squadra competitiva, se ne parlerà con il ds e l’allenatore. Non so chi compreremo, non scavalco i ruoli. Non prediligiamo gli stranieri, dipende dalle compatibilità economiche e tecniche”.

STADIO

“Ipotesi alternative alla Tiberina come Fiumicino? E’ chiaro che uno alla fine potrebbe accontentarsi… L’optimum per la Lazio sarebbero i terreni sulla Tiberina, perché ci sta la viabilità e il trasporto fluviale. Sarebbe uno stadio con una cassa di risonanza internazionale. C’è un problema di volontà politica perché le soluzioni che diamo noi non sono impossibili da realizzare. Vedremo quando ci sarà un confronto”.

MILINKOVIC

“Con il gol in Coppa vale di nuovo 100 milioni? E’ il miglior centrocampista del campionato italiano. E’ giovane e può crescere. La valutazione non è solo legata al valore del giocatore, ma il risultato che determina in un organico”.

ADEKANYE

“E’ già un giocatore della Lazio. Non è una scommessa, ma un investimento. Se facciamo delle scelte le facciamo a ragion veduta. Bisogna vedere l’adattamento… La capacità dell’allenatore sta pure nell’ammortizzare le difficoltà di ambientamento, perché spesso i tecnici voglio giocatori già pronti e lì nascono frizioni. E’ facile far giocare Messi…”.

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