Se il futuro si gioca in parte fuori dal campo (rinnovo Romagnoli e Baroni), molto si deciderà ancora sul rettangolo verde. E qui emergono i rimpianti. Troppe le partite sbagliate, soprattutto all’Olimpico: nelle ultime dieci gare in casa, la Lazio ha vinto solo contro il Monza, mentre l’ultimo successo precedente risale al 3-0 con il Bologna a novembre.
I biancocelesti pareggiano troppo. E se è comprensibile dividere la posta con squadre come Juventus, Roma, Napoli o Atalanta, preoccupano le prestazioni opache contro avversarie più abbordabili come Parma, Udinese o Torino. Partite che andavano vinte e in cui sono mancate lucidità e qualità.
Il Corriere dello Sport individua una causa chiara: scelte di mercato discutibili. Manca chi possa raccogliere l’eredità tecnica e creativa di Luis Alberto. Non è un caso che spesso serva l’ingresso di Pedro per cambiare ritmo e dare un colpo di genio. La squadra si affida a corsa, cross e profondità. Castrovilli ha salutato, Dele-Bashiru non ha convinto nel ruolo di fantasista, e a gennaio è arrivato Belahyane, un mediano. Forse Fazzini o Casadei avrebbero garantito una qualità diversa, più utile a riempire il vuoto lasciato dallo spagnolo e a sostenere l’alternanza con Pedro e Dia.