“Il pallone è per tutti, il calcio è per pochi”. Credo che questo ennesimo proverbio che abbiamo dovuto sentire in una lunga annata, al termine dei 90′ minuti di Lazio Lecce, comincia a sembrare una cruda verità: Il calcio è per pochi.
La Lazio ha dilapidato tutto ciò che di buono è stato raccolto nella prima parte di stagione, una squadra che viaggiava sulle ali dell’entusiasmo, raccogliendo vittorie meritate sia in Europa che in campionato. Con una squadra famelica, un gruppo unito, guidato da un allenatore che si era calato perfettamente nell’ambiente biancoceleste.
Ma, come nelle corse: I cavalli buoni si vedono al traguardo. Forse questo proverbio è sfuggito al nostro direttore sportivo, tra i tanti che ha citato, si è dimenticato l’unico che conta veramente.
La delusione dei nostri tifosi è giustificata, siamo la Lazio. Possibile che in casa, contro il Lecce in 10 uomini non si riesca a fare gol? Ahimè, la domanda più corretta è questa: Possibile che con una rosa composta in gran parte da giocatori di Salernitana e Verona non si riesca a segnare al Lecce? Ora si che la situazione sembra più reale e probabilmente più amara.
Durante lo scorso calciomercato si è visto partire tutto il materiale qualitativo della rosa biancoceleste: Luis Alberto, Immobile, Kamada e Felipe Anderson. La soluzione? Comprare giovani di belle speranze da squadre in zona retrocessione.
“Ridimensionamento? No, si tratta di ricostruzione”. Ebbene, vedere ieri sera quella mole di cross non centrare nessun calciatore con la maglia biancoceleste, non vedere una verticalizzazione in tutta la partita, Non vedere un tiro in porta che potesse impensierire Falcone, rende difficile difendere quella narrazione.
Il pensiero torna a Mason Greenwood, trattativa sfumata per aver allungato i tempi, servendo un rigore a porta vuota al Marsiglia. Ora è capocannoniere in Ligue 1 con 21 gol e 6 assist. Altro che: “I migliori affari sono quelli che non si fanno”.
Nel frattempo, il budget è stato impiegato su Noslin e Tchaouna. Ma per fortuna il 10 volte più forte di Greenwood è stato trovato: Castrovilli, fermato però dai soliti problemi fisici.
“Il tempo è galantuomo”, verrebbe da dire. I difetti strutturali sono emersi con chiarezza, e ora ci si chiede se sentiremo mai un vero mea culpa da parte del duo dirigenziale. Tanto presenti, quasi pavoneggianti, nei momenti positivi, quanto inspiegabilmente silenziosi nel giorno del raccolto.
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