Ancelotti condannato a un anno per frode fiscale: il guru del calcio inciampa sul fisco

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Svelati i dettagli della condanna fiscale di un top allenatore: cosa nasconde questa sentenza? #Ancelotti #FrodeFiscale #CalcioInternazionale

Nel mondo del calcio, dove i successi sul campo spesso fanno notizia, una sentenza dalla Spagna sta accendendo i riflettori su un capitolo inaspettato della carriera di un iconico allenatore. Carlo Ancelotti, ora alla guida della Nazionale brasiliana, è stato condannato a un anno di reclusione per frode fiscale legata al suo primo mandato al Real Madrid. Ma ecco il twist che incuriosisce: la pena è commutabile e non comporterà carcere effettivo, dato che è inferiore ai due anni. Cosa ha spinto i giudici a questa decisione, e quali lezioni imparerà il mondo del calcio da questa storia?

I dettagli emersi dalla Sezione 30 del Tribunale Provinciale di Madrid rivelano che Ancelotti è stato ritenuto colpevole solo per l’anno 2014, con un’evasione fiscale confermata di 386.361 euro, mentre è stato assolto dalle accuse relative al 2015. Questa parziale vittoria per la difesa solleva domande su come vengono gestiti i contratti nel calcio d’élite. Oltre alla reclusione, la condanna include una multa equivalente all’importo evaso e la revoca del diritto a ricevere sovvenzioni o aiuti pubblici per tre anni. In più, Ancelotti è tenuto a versare direttamente la somma all’Agenzia delle Entrate spagnola come responsabilità civile. Originariamente, le accuse puntavano a un’evasione totale superiore al milione di euro, ma la sentenza si è concentrata solo sul 2014, lasciando spazio a speculazioni su possibili errori procedurali.

Al cuore della vicenda c’è la gestione dei diritti d’immagine, con Ancelotti che si è difeso in aula affermando di non essere a conoscenza di alcuna irregolarità. Le sue parole sono state: «L’unica cosa che mi interessava era ricevere sei milioni netti per tre anni e non mi sono mai reso conto che ci fosse qualcosa di sbagliato, né ho ricevuto alcuna comunicazione che la Procura mi stesse indagando». In questa dichiarazione, Ancelotti enfatizza la sua focalizzazione sullo stipendio concordato, suggerendo una mancanza di consapevolezza riguardo alle implicazioni fiscali. Continuando la sua difesa, ha spiegato: «A quel tempo lo facevano tutti i calciatori, anche il mio predecessore, Mourinho, aveva la stessa struttura, quindi mi sembrava abbastanza normale accettarlo». Qui, l’allenatore evidenzia come questa pratica fosse diffusa, puntando il dito su una norma comune nel calcio che potrebbe averlo ingannato, e invitando a riflettere su quanto i club influiscano sulle scelte dei tecnici.

Questa sentenza non solo segna un momento di riflessione per Ancelotti, ma anche per l’intero panorama sportivo, dove i dettagli finanziari spesso si intrecciano con le vittorie in campo. Con la sua esperienza internazionale, come evolverà ora la sua carriera alla luce di questi sviluppi? Il calcio attende risposte che potrebbero cambiare le regole del gioco.

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di Redazione Laziochannel

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