La Lazio è ancora in fase di rodaggio, ma i segnali arrivati dai test estivi, ultimo quello contro il Fenerbahçe, non sono confortanti. Zero gol in tre amichevoli contro Primavera, Avellino e turchi. Un digiuno preoccupante, che va ben oltre la semplice mancanza di precisione sotto porta: i centravanti non ricevono palloni giocabili, il palleggio latita, la manovra offensiva è lenta e scollegata.
Castellanos ha giocato 60 minuti nell’ultima uscita, ma è rimasto assente in area. Un solo pallone interessante, lanciato da Cataldi, fermato dall’uscita del portiere Egribayat. Per il resto, isolamento totale. Le mezzali non accompagnano, le ali non dialogano, i movimenti sono imprecisi. Taty, come spesso accade, si sbatte molto ma conclude poco: generoso in pressing, dinamico nei tagli, ma troppo spesso fuori dal vivo del gioco. Non è un centravanti da area di rigore, ma nemmeno può bastare solo la volontà.
Sarri, nel frattempo, riflette su un cambio di modulo. Il 4-3-3 non funziona senza una mezzala creativa e con le attuali condizioni fisiche ancora deficitarie. L’ipotesi 4-3-1-2 prende quota: un trequartista, Pedro o Zaccagni, a fare da raccordo tra centrocampo e attacco. Un’idea già provata in allenamento, ma non ancora in partita. Sabato, contro il Galatasaray, potrebbe non esserci tempo per esperimenti.
La verità è che mancano ritmo, lucidità e costruzione. Rovella non comanda il gioco, Guendouzi corre molto ma crea poco, Dele-Bashiru è spaesato. L’unico lampo è arrivato da Pedro nel secondo tempo, quando Dia ha abbassato il baricentro favorendo qualche sponda. Ma senza tiri in porta, la squadra resta spuntata.
La Lazio ha venti giorni per trovare gioco, gol e, forse, un nuovo assetto.