Montesano e lo Scudetto Lazio del ’74: Quel vecchio aneddoto che ancora fa incavolare i rivali!



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Enrico Montesano e la sua passione per la Lazio del 1974: un ricordo che accende l’amore per il calcio!

Immaginate un attore icona del cinema italiano che intreccia la sua vita da tifoso con i miti del pallone: Enrico Montesano ci porta indietro nel tempo, svelando aneddoti che fanno rivivere l’essenza autentica della Lazio del 1974. Con passione contagiosa, il suo racconto unisce il mondo del calcio a quello del set cinematografico, suscitando curiosità su come un’epoca leggendaria abbia forgiato legami indissolubili. Pronti a scoprire questi tesori dimenticati? #Lazio #FebbreDaCavallo #CalcioStorico #PassioneCalcio

Enrico Montesano, simbolo del cinema italiano e tifoso sfegatato della Lazio, ha condiviso in un’intervista rilasciata qualche mese fa a Radiosei il suo legame profondo con la squadra biancoceleste. Si è focalizzato sulla squadra del 1974, un’epoca d’oro, e sul film Febbre da Cavallo, creato insieme a Gigi Proietti. Queste storie, ricche di emozioni, invitano il lettore a immergersi in un mondo dove il calcio non era solo sport, ma una vera avventura umana.

Qui, Montesano traccia un parallelismo affascinante tra il set cinematografico e lo spogliatoio della Lazio. «Steno era il nostro Maestrelli e tutto il cast era la Lazio» – ha raccontato Montesano con entusiasmo. Questo commento spiega come Steno, il regista, fosse per il cast come l’allenatore Maestrelli per la squadra: una figura guida che univa tutti in un clima familiare. «Cochi e Renato mi fanno venire in mente Chinaglia e Re Cecconi. Quelli della Lazio del 1974 erano personaggi leggendari, ognuno con un carattere forte e un’adolescenza difficile. Si sono formati in un mondo completamente diverso da quello attuale». Qui, Montesano evidenzia il legame tra i comici Cochi e Renato e i calciatori Chinaglia e Re Cecconi, sottolineando come quei giocatori fossero icone con personalità marcate, forgiate in un’era lontana dal calcio moderno, alimentando la curiosità su un tempo di eroi autentici.

L’attore poi si sofferma sull’evoluzione del calcio, evocando un senso di nostalgia che cattura l’attenzione. «Oggi il mercato mi fa ridere, noi li comprammo dal Foggia e dall’Internapoli. Quando mi fecero allenare al Maestrelli fu un’emozione fortissima». Questa frase illustra il contrasto tra il calciomercato odierno, visto come superficiale, e le origini umili dei giocatori della Lazio, comprati da squadre minori; per Montesano, l’esperienza di allenarsi con Maestrelli rappresenta un momento di gioia pura, che fa riflettere su quanto il calcio fosse più “umano” un tempo.

Il racconto diventa ancora più personale, con aneddoti che rendono vivida la sua storia da tifoso. «Sono laziale dal 1954, prendevamo le botte e ci facevano il funerale. Mi allenavo con gli arbitri e facevo capolino sull’altro campo dove giocava la Lazio. Entrai nei mitici spogliatoi, dove c’era la sora Gina e gli scarpini lucidati con il cuoio. Ho ereditato una maglietta di D’Amico con il numero 11 cucito in plastica». Montesano qui descrive la sua fedeltà alla Lazio fin dagli anni ’50, evocando le sfide dei tifosi dell’epoca – tra violenze e sacrifici – e dettagli come gli spogliatoi tradizionali, che simboleggiano un calcio fatto di tradizione e affetto, invitando a immaginare un legame viscerale con la squadra.

Infine, Montesano ricorda un episodio leggero ma significativo, che aggiunge un tocco di umorismo al suo racconto. «Penso alla gara a Napoli, quando mister Eugenio Fascetti mi volle con loro prima del match col Campobasso. Maestrelli scherzava e mi diceva che mi avrebbe schierato a destra al posto di Garlaschelli». Questa citazione rivela come l’allenatore Maestrelli lo coinvolgesse in modo giocoso, scherzando su un possibile debutto in campo, un aneddoto che sottolinea l’atmosfera amichevole e ironica dello spogliatoio, rendendo palpabile l’autenticità di quegli anni.

Attraverso questi ricordi, Montesano celebra una passione per la Lazio che va oltre il tempo, fatta di emozioni genuine e storie che continuano a ispirare. È un inno al calcio come fenomeno umano, dove i legami e i simboli restano immortali, lasciando il lettore con la voglia di esplorare di più su questa era leggendaria.

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di Redazione Laziochannel

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