Alessandro Murgia racconta il suo legame speciale con Inzaghi: “Per me è stato come un padre”! #Lazio #Calcio #IntervistaEsclusiva
Immaginate un giovane talento che realizza il sogno della vita, segnando il gol decisivo in una finale e legandosi per sempre a un allenatore che lo ha guidato come un mentore: è proprio questo il cuore della storia di Alessandro Murgia. L’ex centrocampista della Lazio, nato nel 1996 e oggi in forza all’Universitatea Cluj, ha condiviso in una lunga intervista i dettagli del suo profondo legame con Simone Inzaghi. Cresciuto nel vivaio biancoceleste, Murgia ha raggiunto l’apice nel 2017, vincendo la Supercoppa Italiana contro la Juventus grazie a una rete memorabile nei minuti finali – un momento che ha definito la sua carriera e che continua a suscitare ammirazione tra i fan.
Nelle sue parole, Murgia rivela l’ammirazione senza limiti per il suo ex tecnico: “Era orgoglioso di me, ha sempre creduto che potessi fare grandi cose. Il mister è un lavoratore maniacale, la mia stima per lui è infinita: a volte messaggia ancora con mio padre. Ho sempre creduto che nella vita ci siano delle fasi. Se oggi sono questo significa che doveva andare così. Non ho rimpianti: ho cercato di essere sempre lucido. Alla Lazio c’erano Lucas Leiva, Milinkovic-Savic e Luis Alberto: era un centrocampo mostruoso”. In questa frase, Murgia sottolinea l’impatto personale di Inzaghi sulla sua crescita, evidenziando come il sostegno del mister, persino attraverso contatti con la famiglia, abbia alimentato la sua fiducia e aiuti a contestualizzare il contesto competitivo di quel periodo.
Tuffiamoci nei ricordi più emozionanti del suo tempo alla Lazio, dove Murgia si apre sui momenti iconici che hanno segnato la sua identità da tifoso e giocatore: “Sono cresciuto nella Lazio – sono tifoso biancoceleste da sempre. I tifosi mi vedevano come un idolo dopo quel gol e mi fermavano per strada. Ho dei bellissimi ricordi, ma non è stato facile gestire l’attenzione di quei giorni. Della partita ricordo ancora il pallone che entra in porta. Mi sento come se avessi segnato ieri quel gol decisivo. Poco dopo salto i cartelloni e vado sotto la Curva, ma faccio fatica a memorizzare quegli istanti: troppa adrenalina. Poi, tornati in campo, vedo Immobile a bocca aperta e Radu emozionato come un bambino. E poi l’abbraccio con Inzaghi, per me era come abbracciare un padre”. Qui, Murgia cattura l’intensità emotiva di quell’istante, mostrando come il legame con Inzaghi fosse quasi familiare e trasformando un semplice gol in un simbolo di gratitudine duratura, che ancora oggi risuona tra i supporter biancocelesti. La sua narrazione ci fa riflettere su come i grandi momenti del calcio possano creare legami indelebili, lasciando i lettori con la curiosità di esplorare storie simili nel mondo dello sport.
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