Taty Castellanos si confida in un’intervista esclusiva: dalla strana carriera in Argentina all’infanzia toccante. #Lazio #Argentina #Calcio
L’attaccante della Lazio, Taty Castellanos, ha aperto le porte della sua casa romana per un’intervista con il giornalista argentino Julian Polo, nel contesto del format “De visitante”. In questa chiacchierata approfondita a Roma, Castellanos ha condiviso dettagli fascinanti sulla sua vita e carriera, suscitando curiosità su come un talento puro come il suo abbia preso strade inaspettate.
Parlando dei suoi primi passi nel calcio, Castellanos ha riflettuto su un aspetto insolito della sua storia: il fatto di non aver mai giocato professionalmente in Argentina, nonostante le sue radici.Potrebbe interessarti
Lazio in allarme: infortuni a raffica, scopri le ultime sui protagonisti
Sarri accelera il progetto Lazio: dopo Cancellieri, un altro talento da rilanciare!
Sarri e il dilemma tattico della Lazio prima del tour de force: cosa deciderà?
Lazio, Rovella rinuncia all’operazione: la mossa del club e i tempi di recupero da valutare
Delving deeper into his personal life, Castellanos revealed the challenges and support system that shaped his early years, adding an emotional layer to his story that draws readers in. «Noi eravamo una famiglia molto unita. Mia madre lavorava a scuola, faceva il doppio turno come la maestra elementare. Si alzava alle sette del mattino e stava lì fino a mezzogiorno, poi magari mangiava a casa e tornava a lavorare fino alle sei di sera. Era così tutti i giorni, questo perché anche noi avessimo qualcosa da mangiare. Poi i miei fratelli erano già grandi, quindi anche loro cucinavano qualcosa. Io andavo a scuola la mattina e tornavo all’una, dopo mangiato andavo ad allenarmi alle tre del pomeriggio. Fino alle cinque giocavo a calcio a undici nel Murialdo, poi alle sei mezza andavo a giocare a calcetto nella selezione del Mendoza. Arrivavo a casa a mezzanotte o anche più tardi. Il quartiere in cui vivevo poi non era così bello, ho passato molto tempo per strada e avrei potuto seguire le cattive compagnie che giravano. Mia madre è tutto, mi ha aiutato tantissimo, la porto sempre con me. Mi sostiene, mi dà tanta energia, si prende cura di me. Mi ha insegnato anche a fare attenzione all’energia negativa. Siamo molto superstizioni, percepisco le sensazioni negative delle persone, così come la mia ragazza. Sono molto attento a queste cose. Anche mi nonna è stata importante, mi ha reso tutto ciò che sono oggi. Tutta la mia famiglia mi ha insegnato i valori giusti, così come il calcio e gli allenatori che ho avuto da quando sono piccolo. Loro mi hanno guidato in tutta la mia carriera, e credo che anche questo sia stato fondamentale». Questa confessione non solo sottolinea l’importanza della famiglia nel suo sviluppo, ma invita a riflettere su come le esperienze personali abbiano forgiato il calciatore che è oggi, rendendo la sua storia ancora più intrigante per chi segue il calcio.
Lascia un commento