#MilanComoInAustralia: una scelta che fa discutere il mondo del calcio!
È un attacco frontale quello di Umberto Calcagno sulla decisione di spostare la partita tra Milan e Como dall’altra parte del mondo, in Australia. Come un fulmine a ciel sereno, ha toccato un nervo scoperto del calcio moderno: il calendario che si fa sempre più fitto e insostenibile.
Mentre i tifosi si godono gli spalti, ignari delle strette agende dei calciatori, Calcagno ci invita a riflettere su un sistema che rischia di implodere. Parlando a Radio Anch’io Sport, ha sottolineato come il problema non sia solo legato alle amichevoli esotiche; c’è di più dietro questa mania di esportare il calcio in ogni angolo del pianeta.
Un grido d’allarme
Il presidente dell’Assocalciatori ci mette davanti a una realtà che i vertici del calcio sembrano ignorare: l’aumento esponenziale del numero di partite incide pesantemente non solo sulla qualità del gioco, ma soprattutto sulla salute dei giocatori. L’ombra degli infortuni diventa sempre più lunga.
È come se l’essenza del calcio si stesse perdendo in un mare di impegni, dove le luci dei riflettori e il fascino delle mete esotiche rischiano di oscurare ciò che rende questo sport tanto amato. La cultura e la passione locale finiscono in secondo piano, in nome del business globale.
Un calcio in cerca di equilibrio
Le parole di Calcagno risuonano come un monito: bisogna trovare un compromesso, una via di mezzo tra spettacolo e sostenibilità, tra passione e tutela dei protagonisti. Il richiamo è chiaro: riportare il calcio alle sue radici, rispettando chi ne fa parte e chi lo segue con il cuore.
Chissà se questo richiamo servirà a svegliare chi di dovere. Magari porterà a considerare un rallentamento, a rivedere le strategie che sembrano privilegiare il commercio a scapito della sportività. Nel frattempo, noi tifosi, appassionati biancocelesti e non, restiamo sugli spalti, con la speranza che il nostro amato sport ritrovi la sua genuinità.
