Un campionato tra le prime della classe. Sono tanti i meriti di Simone Inzaghi: Lazio al quarto posto in classifica, secondo miglior risultato conseguito a metà campionato nell’era Lotito e il sogno Champions League da inseguire. Ma non solo. Altro grande merito del tecnico biancoceleste è l’aver lanciato tanti giovani del vivaio. Sono ben cinque quelli che hanno fatto il proprio esordio in Serie A, e sette i giocatori cresciuti in casa utilizzati.
Come riportato dalla Gazzetta dello Sport l’ultimo a debuttare nella massima serie è stato Alessandro Rossi. Vent’anni compiuti il 3 gennaio scorso, con un cognome simile non può che essere un attaccante (come Paolo e Pepito). Sta facendo molto bene con la Primavera, finora ha messo a segno 17 gol in 11 partite. Sogna di riuscire a fare altrettanto nel calcio dei grandi. Per ora è contento di averlo conosciuto da vicino, come accaduto domenica col Crotone. Messo in campo da Inzaghi a 9 minuti dalla fine ha partecipato all’azione del gol vittoria di Immobile al 90′. Un piccolo segnale da predestinato che necessita di altri indizi. Ma intanto Rossi ha rotto il ghiaccio. E lo ha fatto con quella «fame» che caratterizza il suo modo di giocare. Una foga a volte eccessiva (qualche rosso di troppo in Primavera) che va solo un po’ mitigata.
Rossi è nato a Viterbo, come l’altro baby attaccante che Inzaghi ha fatto debuttare: Cristiano Lombardi. Col Crotone era alla seconda partita da titolare ed era anche riuscito a segnare come nella prima con l’Atalanta. Solo che la rete è stata annullata dall’arbitro per un dubbio fuorigioco. Oltre le due presenze da titolare Lombardi è sceso in campo altre sette volte da subentrato, per un totale di 223 minuti. Segno che il suo inserimento in prima squadra non è un premio ma un bisogno. Ragionamento valido anche per gli altri: il portiere Strakosha (cinque gare da titolare e una da subentrato per 495 minuti totali, con soli 4 gol al passivo), il centrocampista Murgia (sei spezzoni di gara per 64′ totali, con un gol segnato al Torino), il difensore Prce (1 presenza nel finale di gara col Toro). E poi ci sono i «veterani» Keita e Cataldi, al terzo anno in prima squadra. Anche loro arrivano dal vivaio che sembra essere tornato ai fasti di una volta. Quando «sfornava» talenti come D’Amico, Giordano, Manfredonia, Di Canio, Nesta, Di Vaio.
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