Il caso Keita è una grana destinata a durare ancora a lungo in casa Lazio ed ogni giorno la telenovela sulla vicenda del senegalese si arricchisce di nuovi episodi.
A prendere la parola oggi è stato l’agente del classe ’95, Roberto Calenda, che tramite un comunicato ha voluto esprimere la propria opinione su questa situazione che sta diventando decisamente insostenibile: “Il comportamento dei dirigenti della Lazio è inspiegabile. Invece che tutelare un loro patrimonio ne mettono in discussione la parola scatenando un processo pubblico contro il giocatore. Keita si è fatto male in allenamento. Purtroppo né Peruzzi né i suoi 5 membri dello staff sanitario hanno avuto l’accortezza di accompagnare Il giocatore in clinica dove i medici, terminato l’esame strumentale, gli hanno detto di rimanere a riposo per alcuni giorni visto il leggero trauma distorsivo al ginocchio. Keita potrebbe rientrare in gruppo in settimana per prepararsi alla prossima partita con la Juventus. Il problema è che l’allenatore ha deciso misteriosamente di non proteggere il suo giocatore ma di attaccarlo pubblicamente mettendone in dubbio la parola. In più si è aggiunto l’attacco dell’addetto stampa che invece che cercare di sistemare ha rincarato la dose. Keita non ha disertato nulla, visto che non è stato convocato per infortunio e dal momento che non ha saltato alcun allenamento presentandosi regolarmente per fare terapie. Il risultato è: tutti contro Keita, ingiustamente! La realtà invece dice che il calciatore, da professionista qual è, non intende mancare di rispetto a nessuno. Certo non può nemmeno giocare se ha male al ginocchio. In conclusione per Keita non ci sono trattative in corso. Per cui lui non ha alcun motivo per non giocare. Anzi, vuole scendere in campo perché nonostante la differenza di vedute , lui alla Lazio tiene e anche tanto. Per questo dico che una società dovrebbe aiutare il suo attaccante invece che attaccarlo pubblicamente con il solo scopo di recuperare il sostegno di tifosi delusi e amareggiati ed in continua protesta“.

E’ stata uno dei volti più belli del cinema e della televisione italiana. Nel 1955 recita una piccola parte accanto a Totò in “Siamo uomini o caporali?” e ciò le basta perché Pietro Germi le offra una parte importante ne “II ferroviere”. Nel 1957 recita in “Guendalina”. La sua maschera di donna elegante e snob le permette di interpretare i ruoli di vamp e di giovane ingenua. Lavora in “Ladro lui, ladra lei” di Luigi Zampa, “I giovani mariti” di Mauro Bolognini e “Mogli pericolose” di Luigi Comencini. Negli anni sessanta Federico Fellini le affida una parte in “Giulietta degli spiriti”.
Nella vita privata sposa nello stesso periodo il produttore Raimondo Castelli. Nella seconda metà del decennio appare a seno nudo sulla versione italiana di Playboy dando scandalo. Era chic e anche molto disinvolta per l’epoca, tanto da finire spesso sulle copertine dei giornali scandalistici. La sua carriera attraversò una parentesi di showgirl accanto a Mike Bongiorno e Paolo Villaggio per la conduzione del Festival di Sanremo del 1972. Divenuta un simbolo femminile italiano si spalancarono davanti a lei le porte del grande cinema. Recita con Paul Newman, Kirk Douglas, Stewart Granger, Juan Paul Belmondo e Lino Ventura. Gli ultimi anni della sua vita sono molto più tranquilli, caratterizzati soprattutto da apparizioni televisive come ospite di programmi di intrattenimento. Ancora bellissima, Sylva Koscina morì il 26 dicembre del 1994 a 61 anni a causa di un tumore al seno. Riposa nella tomba di famiglia al cimitero di Prima Porta a Roma.