Intervistato da Radio Incontro Olympia, l’ex tecnico biancoceleste Delio Rossi ha parlato di Marcelo Bielsa, vicino alla panchina della Lazio: “E’ un maestro di calcio, che vive il suo lavoro in maniera maniacale, come lo vivo io, 24 ore al giorno. Crede in certi principi. Sul tecnico lui ritiene che esistono 24 moduli in totale tutti derivanti dal 4-4-2. Lui costruisce i suoi allenamenti in base a quello che vede nelle partite, i movimenti che impartisce sono tutti codificati. Sono curioso di vederlo in Italia. Però chi viene da fuori ha bisogno di tempo e di fiducia, non basta Bielsa a risolvere tutti i problemi. Gli allenatori italiani dal punto di vista tattico sono i più preparati, basti vedere De Biasi con l’Albania, Lippi in Cina o Ranieri in Inghilterra. Le squadre di Bielsa sono molto organizzate, come quelle di Conte, si vede subito la mano dell’allenatore. Una volta che scegli Bielsa però lo devi supportare, mi pare che non accetti il compromesso, crede in quello che fa e tu devi assecondarlo anche se i risultati vengono meno”.
Molti parlano di Bielsa come la svolta, ma Delio ci va cauto: “La differenza la fanno sempre i giocatori. Un allenatore non può fare l’alchimista e trasformare il quarzo in oro. Può far rendere al massimo i giocatori, ma non può trasformarli: se uno nasce ciuccio resta ciuccio. Alla fine se tu scegli quell’allenatore devi mettergli a disposizione i giocatori adatti per il suo calcio”. Bielsa potrebbe essere favorito dal fatto che la Lazio non disputerà le coppe: “Giocare una volta a settimana incide maggiormente il lavoro dell’allenatore. La società sa che non basta Bielsa ma servirà una squadra per competere tra le prime 6”. Poi sulle probabili cessioni di Candreva e Keita: “La società avrà parlato con Bielsa anche dell’aspetto tecnico. Sono due giocatori importanti, se la Lazio se ne priva vuol dire che ha avuto l’ok dall’allenatore. Significherebbe che hanno in mente di prendere giocatori di pari livello o addirittura più forti. Biglia? E’ un vertice basso di grande livello. Sicuramente per il suo futuro inciderà il fatto se arriva Bielsa o meno. Poi bisogna vedere se lui ha bisogno di quel tipo di giocatore, ma penso di sì perché è difficile che uno voglia privarsi di Biglia”.
Fabrizio Piepoli

rova, all’improvviso, di fronte ad un “bivio, postole davanti dalla vita. Complici le “porte scorrevoli” di un metrò, da ciò il nome del film, il regista ci pone di fronte a due fatti totalmente diversi, ovvero, le due “possibilità” cui la protagonista sarebbe potuta venirsi a trovare prendendo o non prendendo quella metro. Ieri la “porta scorrevole” del giocatore della nazionale, Eder, è stato quel tiro al 88′ a termine di un azione personale bellissima. L’italo-brasiliano con quel tiro ha cambiato il peso specifico della situazione. E’ ironico come fino al momento del gol molti continuavano a ripetersi: “Ma perché Conte si ostina a tenere in campo Eder che sono 2 partite che sta facendo ridere? C’è Insigne ed El Shaarawy in panchina, facesse entrare loro…“. E invece…”proprio lui” (per dirla alla Piccinini) risolve la partita e regala gli ottavi di finale all’Italia, sfatando anche un fastidioso tabù: l’Italia non r
iusciva più a vincere la seconda partita degli europei. E ora? Puff. Le critiche? Accantonate. E’ il bello del calcio. Lui, con una maturità invidiabile che colleghi di di quasi 40 anni ancora non hanno, non da peso a queste critiche perché sa che oggi sei un fenomeno, domani sei scarso e viceversa…è il calcio.



