La Corte Suprema degli Stati Uniti ha detto no ad Apple e ha respinto il ricorso in appello contro la sentenza del Tribunale di New York, che aveva riconosciuto il colosso di Cupertino colpevole di avere gonfiato i prezzi degli e-book, stringendo accordi con vari editori (Hachette, controllata da Lagardere, Harpercollins, parte di News Corp, Penguin, Simon & Schuster, controllata da Cbs, e MacMillan, parte di Verlagsgruppe Georg von Holtzbrinck).
La decisione che non prenderà in considerazione il caso, lascia valide le decisioni prese a giugno scorso dalla Corte d’Appello di New York, che aveva riconosciuto Apple colpevole di violazioni Antitrust. Questo significa che l’azienda degli iPhone dovrà pagare i 450 milioni di dollari previsti dal patteggiamento concordato in precedenza, nell’ambito della causa intentata nel 2012 dal Dipartimento di Giustizia e da una trentina di Stati Americani, che accusavano la società di avere aumentato arbitrariamente i prezzi, d’accordo con gli editori, quando è stato lanciato l’iPad, nel 2010.
RIPARTIZIONE – La maggior parte della cifra sarà destinata ai consumatori. L’accordo prevede infatti che 400 milioni vadano ai ristori, 20 milioni agli Stati che hanno intentato causa e 30 milioni a copertura delle spese legali. I legali di parte governativa hanno provato che Apple ha cercato la sponda degli editori per vincere la concorrenza di un fornitore di testi elettronici come Amazon, che al tempo metteva in vendita i maggiori titoli a 9,99 dollari, per attirare lettori. Secondo quanto stabilito dal giudice d i Manhattan, Apple aveva allora convinto i maggiori editori a cambiare sistema di vendita, inducendoli a stabilire il prezzo dei libro in vece del retailer. Questo cambio di paradigma andò a danno dei consumatori, che si ritrovarono una crescita dei prezzi nell’ordine del 40%. Il giudice distrettuale, ricostruisce Bloomberg, ha citato anche le parole del fondatore Steve Jobs, che svelarono questo ‘trucco’.
La difesa di Apple ha riguardato il fatto che il suo sbarco sul mercato degli e-book ha comunque dotato i consumatori di una piattaforma alternativa, che ha avuto l’effetto di far scendere il prezzo dei libri digitali negli anni successivi. Nell’appello, Cupertino ha sostenuto di avere nei fatti aperto un mercato che prima era dominato da un singolo operatore, permettendo poi ad altri retailer di intervenire e di aumentare l’input di testi a disposizione dei lettori.
Prima dell’accordo con Apple, gli Stati e i consumatori che avevano intentato le vie legali avevano già recuperato 166 milioni di dollari in accordi separati con gli editori.

Castello di Praga (Prazsky Hrad): sorge su un’altura sulla riva sinistra della Moldava. La maestosa fortezza – rimodernata da Maria Teresa d’Austria alla fine del Settecento – è praticamente una città nella città. Suggestiva la passeggiata nel Vicolo d’Oro.
Ponte Carlo (Karluv Most): Lungo i 516 metri del ponte si incontrano una trentina di statue e alle estremità si innalzano possenti torri.
In nome della parità fra i sessi il comune di Valencia, in Spagna, ha deciso di ‘mettere la gonna’ ai semafori di una ventina di incroci del centro cittadino. Come riferito da El Pais online la città spagnola ha cambiato i piccoli personaggi che, in rosso e in verde, annunciano se si può passare al semaforo. Da piccoli uomini ora sono diventati piccole donne, in gonna. La modifica apportata però non ha fatto sparire del tutto i personaggi maschili. Infatti, a ogni incrocio, da una parte i pedoni sono invitati a passare o a aspettare da una figura di genere femminile, dall’altra parte da una di genere opposto. Valencia comunque non è stata la prima città spagnola a rendere i semafori bisex. In quattro semafori di Fuenlabrada, un centro di 190mila abitanti vicino a Madrid, sin dal 2007 sono signore in verde o in rosso a indicare ai pedoni il da farsi.
Tra coloro che dovrebbero approdare alla Isla Desnuda ci dovrebbe essere Paola Caruso. La Bonas di Avanti un altro è tifosa della Lazio, nonchè grande amica di Keita. Sul suo profilo Instagram è solita pubblicare foto con la maglia biancoceleste griffata con il nome del numero 14 laziale. Una passione nata da quando si è trasferita nella Capitale. Nonostante non frequenti assiduamente lo Stadio segue le giocate di Keita & Co. tra un programma, un servizio fotografico e l’altro. Buona fortuna aquilotta!
