Quando in Kill Bill vol. 1 la “sposa” Uma Thurman vola sull’isola di Okinawa per incontrare il maestro della spada samurai Hattori Hanzo, la sua richiesta è la più chiara possibile: le occorre “Acciaio Giapponese” per liberarsi di “scarafaggi enormi.”
Quanto servirebbe alla Lazio attuale l'”Acciaio Giapponese” che Felipe Anderson aveva portato lo scorso anno in una stagione iniziata in maniera grigia tanto quanto quella attuale, è cosa nota. FA7, che nel frattempo si è trasformato in FA10, sembra però preferire ultimamente il fioretto alle lame affilate. Scelta consapevole o necessità dettata da uno stato di forma ancora approssimativo? Proviamo a scoprirlo.
L’UOMO DEI (BI)SOGNI – Quanto occorra alla Lazio il miglior Felipe Anderson, e quanto sia servito anche lo scorso anno, è risaputo da tutti.Potrebbe interessarti
RITROVARE L’INCISIVITA’ – Come si è passati allora dall'”Acciaio Giapponese” ad un morbido fioretto? Nemmeno la vicenda personale dell’arresto del padre in Brasile aveva distolto Anderson dalla concentrazione nella scalata alla Serie A. Gol pazzeschi, partite “spaccate” come quella contro il Sassuolo o contro il Torino, assist vincenti e accelerazioni spaventose. Da Juventus-Lazio, Felipe ha dimenticato come si fa: all’apice dell’ascesa, la furia del samurai è stata sostituita da un tenero spadaccino. Che non incide, non colpisce più: e dopo un finale della scorsa stagione in cui non sono più arrivate le magie necessarie per chiudere al secondo posto, anche l’inizio di questa nuova annata non è stato all’altezza delle aspettative. Addirittura in panchina nelle prime due di campionato contro Bologna e Chievo, e senza un vero acuto nella doppia sfida col Bayer Leverkusen. Consacrazione internazionale rimandata, e per Anderson la sosta è arrivata forse provvidenziale.
#STELIPE – Chissà se come la “sposa” tarantiniana, Felipe ha un maestro spirituale a cui rivolgersi nei momenti di crisi. Se sì, è auspicabile che ci abbia fatto un salto. Anche osservatori illustri come Marcello Lippi l’hanno notato: l’uragano della scorsa stagione oggi fatica a saltare l’uomo. Un problema temporaneo? Tutti i laziali si augurano, e in cuor loro sono convinti, di sì. Probabilmente mancano i riferimenti dell’anno scorso. La fondamentale protezione di Lucas Biglia a centrocampo, la collaborazione di Filip Djordjevic nelle sponde, la serenità di alcuni elementi del gruppo. L’amicizia cementata con Stefan De Vrij, quasi inseparabili i due nelle scorribande social con i fans che hanno varato un hashtag, #Stelipe, per consacrarne l’unione sul campo. Un corpo e un anima, ma se Stefan sta male, anche Felipe probabilmente soffre. L’inizio di stagione non è stato memorabile per nessuno dei due. Pioli intanto studia soluzioni tattiche da trequartista che possano rivitalizzare anche lui, il fuoriclasse da cento milioni, richiesta del presidente Lotito per l’uomo che l’anno scorso ha cambiato la stagione della Lazio. Che spera di ritrovare il suo “Acciaio Giapponese” sin dalla fondamentale partita contro l’Udinese.
Fabio Belli


